Cosenza punta sulla rete hi-tech: un patrimonio di competenze creato negli anni ’80

Parte dall’information technology la Calabria delle reti d’imprese. In un’area produttiva, la provincia di Cosenza, che è al quinto posto in Italia tra i sistemi locali del lavoro specializzati nel settore informatico (dopo Ivrea, Roma, Milano e Pisa, dati Istat), la Camera di Commercio e Confindustria hanno lanciato il progetto ReteCosenza.Ict, con l’obiettivo di arrivare ad un contratto di rete trasversale tra le imprese della provincia che esprimono da l’offerta e la domanda di tecnologie dell’informazione e della comunicazione. «Un proto-distretto non organizzato» lo definisce Rosario Branda, direttore di Confindustria Cosenza, cresciuto pian piano «grazie alle iniziative nate per gemmazione dall’Università della Calabria che a Rende, appena fuori Cosenza, ha la sua sede, e che affondano le radici agli inizi degli anni ‘80».

La parabola del Crai e gli effetti di lungo periodo.

 Il riferimento è al Crai, il Consorzio per la ricerca e le applicazioni in informatica, fondato da Sergio De Julio, professore ordinario oggi in congedo di ricerca operativa. Gli effetti positivi di quell’esperienza, più d’impronta accademica che imprenditoriale e probabilmente anche per questo liquidata nel 1996, si misurano oggi con la densità della presenza di imprese Itc sul territorio: 900 in tutto – tra l'incredulità di chi crede di conoscere il Mezzogiorno – di cui 300 software house, che danno lavoro a 2.500 persone e generano un fatturato di oltre 300 milioni di euro. «Circa il 20% di queste aziende – spiegano in Confindustria – sono potenziali destinatari di ReteCosenza.Ict». E non è un caso che, secondo le ultime rilevazioni dell’Istat, nella Calabria fanalino di coda sui mercati esteri, l’export di Itc è una delle poche voci in forte crescita, anche se parte da valori assoluti modesti. Parliamo di Exeura, Sirfin, Orangee, per fare solo qualche nome. Ma a Cosenza ha sede anche Edizioni Master, gruppo leader di mercato nell'editoria specializzata in Ict.

L'informatica dell'università della Calabria tra le prime cento al mondo nella classifica Arwu 2010

«La liquidazione del Crai – racconta Sergio Greco, ingegnere che si è formato proprio a Cosenza e oggi direttore del dipartimento di elettronica, informatica e sistemistica della facoltà di ingegneria dell’università – fu una sorta di big bang. Molti del centinaio di ricercatori e tecnici del consorzio sono migrati verso l’università o verso il Cnr. Ma un bel gruppo ha scelto di mettersi in proprio fondando nuove società. Dalle ceneri del Crai nacquero diverse imprese, medio-piccole, che oggi sono le più attive grazie al know how innovativo che hanno nel proprio dna». Lo stesso De Julio ne ha fondato due e di una di queste, nata come spin off dalle attività accademiche, Greco è socio fondatore con altri colleghi. «Oggi sono queste realtà che portano contatti e progetti all’ateneo». La migrazione però servì anche «a portare l’informatica dentro l’università dove sostanzialmente non esisteva. Grazie al lavoro di quegli anni – sottolinea Greco – oggi l’università della Calabria è uno dei centri di ricerca più prestigiosi a livello internazionale e, insieme al Politecnico di Torino, è l’unica italiana tra le prime 100 nella Academic ranking of world universities in computer science 2010». Delle competenze che sono cresciute a Cosenza si sono accorti anche imprenditori come Federico Marchetti, fondatore di Yoox (Il Sole 24 Ore del 26 marzo scorso) e talent scout dell’hi-tech come Gialuca Dettori del fondo dPixel.

Il legame con i settori produttivi

Le ultime esperienze positive nel rapporto imprese-università a Cosenza sono l’incubatore Technest inaugurato a novembre (Il Sole 24 Ore del 30 novembre 2010) che ospita 18 spin off universitari, e il Centro di competenza Ict-Sud collegato al ministero dell’Università e della ricerca. «Non sono realtà da grandi numeri – afferma Branda – ma è comunque una realtà significativa che il nostro progetto tenta di sposare con l’agroalimentare e l’agroindustria». La scomessa è che un’iniezione di strumenti informatici e di innovazione in questi settori – tra i più significativi dell’economia regionale – possa produrre un’accelerazione della competitività e della crescita dimensionale.

Gli obiettivi

«L’obiettivo – spiega Branda – è attivare sinergie aggregando le competenze distribuite sul territorio, accademiche e imprenditoriali, che nel mercato oggi giocano un ruolo da gregarie rispetto ai big player». Si vuole sviluppare, insieme alle imprese che esprimono la domanda di tecnologia, innovazioni immediatamente applicabili alle pmi dando loro la possibilità di colmare la distanza che le separa dalla ricerca tecnologica sperimentale. Nella fase di avvio l’iniziativa punta a utilizzare fondi europei per lo sviluppo regionale messi a disposizione da un bando della Regione Calabria per sviluppare i cluster e le reti d’impresa il cui esito è atteso per fine maggio.

Cosa serve perché la rete funzioni

Antonio Ricciardi, coordinatore dell'osseratorio nazionale sui distretti e docente di economia aziendale proprio all'università di Cosenza, ritiene che l'iniziativa sia "molto meritevole" perché punta a traferire innovazione a settori maturi come l'agroindustria. Anzi, ritiene che potrebbe essere salutare "estenderla al turismo, attività altrettanto matura e con potenzialità molto elevate ma incredibilmente indietro dal punto di vista tecnologico". Perché abbia successo, però, "è necessario che le imprese siano consapevoli dell'importanza di mettersi in rete e non limitarsi a sfruttare i benefici fiscali previsti dal contratto di rete". Non basta: serve anche "un'azienda (e un imprenditore) leader con le caratteristiche giuste per realizzare la rete e farla funzionare".

  • giuseppe |

    avevo già letto questo articolo bello e incoraggiante. devo fare una osservazione queste competenze, queste abilità, queste capacità di rilasciare prodotti tecnologici, dobbiamo metterli sul mercato direttamente senza subalternità a prime contract parassite italiane ed europee che fanno soldi con un illegittimo ed amorale bodyrental….. insomma vorrei che in questo polo non si facesse caporalato del terzo millennio

  • giuseppe chiellino |

    Penso che la cosa migliore sia rivolgersi alla sede di Confindustria Cosenza. http://www.confindustria.cs.it/

  • CLAUDIO FALO |

    Ho trovato l’articolo molto interessante e vorrei che si continuasse su questa strada. Anche l’informazione gioca un suo ruolo non marginale.
    Sono docente d’informatica del’ITIS “A. Monaco ” di Cosenza . In merito all’articolo ” Cosenza punta sulla rete hi-tech ” volevo altre informazioni soprattutto sul grado di attrazione di tale iniziativa . Il mio istituto potrebbe essere interessato a tale iniziativa. Infatti opera da decenni nella provincia di Cosenza formando giovani nel settore dell’informatica e delle telecomunicaioni. Grazie

  Post Precedente
Post Successivo