Più equità per combattere la crisi. Parola di banchiere (centrale)

«Da quasi vent'anni è in atto in Europa una tendenza alla concentrazione dei redditi delle famiglie che penalizza i più deboli, come testimoniano le statistiche di Eurostat. Una più equa partecipazione ai frutti della produzione della ricchezza nazionale contribuisce a diffondere la cultura del risparmio e, dunque, della compartecipazione. Sentirsi parte integrante della nazione e cointeressati alle sue sorti economiche aumenta la coesione sociale e incentiva comportamenti economici individuali che conducono, nell'aggregato, al successo economico della collettività». 

(Mario Draghi, presidente della Bce, in occasione della cerimonia di conferimento della laurea honoris causa in Scienze Politiche alla Luiss)

Come? 

«Vi sono vari strumenti che i governi possono utilizzare per perseguire questo obbiettivo ma prima di tutto la coesione sociale va ricercata rimuovendo le barriere che limitano le opportunità degli individui di perseguire i loro progetti, che ne fanno dipendere i percorsi di vita dalle origini familiari. Nell’eliminazione delle posizioni di rendita, le riforme strutturali assumono un significato più ampio di quello di mero strumento per la crescita. Stimolando l’inclusione di tutti gli individui nel processo produttivo, fanno sì che il perseguimento di una più equa ripartizione dei redditi non sia solo compito dell’azione redistributiva pubblica. In questo senso, le riforme mirano a coniugare le potenzialità individuali con la crescita dell’economia».