Per non restare tagliati fuori dal futuro

Qualche giorno fa Alberto Sangiovanni Vincentelli, titolare della cattedra The Edgar L. and Harold H. Buttner dell'Institute of Electrical Engineering and Computer Sciences a Berkeley in un convegno all’Università Bocconi a Milano ha spiegato come si sta evolvendo la tecnologia e quali sono le nuove frontiere che nel giro di 15-20 anni saranno superate. “Il futuro sarà cloud, senza pc, tablet né smartphone” era la sintesi giornalistica dell’intervento che descriveva un “mondo nuovo", fatto di un insieme complesso di sensori (anche nel cervello), controllers, centri di calcolo e di archiviazione. Le slides utilizzate da Sangiovanni Vincentelli possono servire a capire meglio la presentazione. Vincentelli

Ho voluto poi fare qualche domanda al professore di Berkeley sulle prospettive delle aziende italiane nel futuro che ci aspetta. Dalle risposte emerge il rischio che l'industria italiana resti tagliata fuori dal "mondo nuovo". Ma anche la  possibilità di agganciare lo "sciame" dell'elettronica e coglierne le opportunità.

Come è posizionata la realtà industriale italiana rispetto alle prospettive degli sviluppi tecnologici che stanno emergendo nei paesi più avanzati?

Certamente con la limitata presenza italiana in ICT e’ difficile competere in un mercato dove ci sono giganti del calibro di IBM, Google, Cisco e Apple. Peraltro penso che una impresa come Telecom Italia potrebbe giocare davvero un ruolo importante nello sviluppare le infrastrutture necessarie a sostenere la “swarm electronics” e le sue applicazioni e magari anche le applicazioni stesse.

Quali sono i limiti e quali i punti di forza dell'industria italiana?

I limiti sono nelle dimensioni delle imprese italiane. In questo settore soprattutto per le infrastrutture ci vogliono investimenti massicci che solo grandi imprese si possono permettere. Per altro il ruolo del Governo potrebbe essere importante se si smettesse di considerare la funzione pubblica come caccia a posti di comando e controllo.

In che modo il Governo può orientare la politica industriale per tener conto degli sviluppi della tecnologia?

E’ difficile che un Governo abbia la visibilita’ e la sensibilita’ per guidare una politica industriale in settori avanzatissimi. Io credo molto nel ruolo di un governo nel creare “mercato” per applicazioni tecnologiche avanzate offrendo cosi’ un’occasione importante a imprese medio-piccole per innovare e per crescere fino a raggiungere una massa critica necessaria per competere. Per esempio, tutte le applicazioni a supporto della societa’ che ho citato nel mio intervento (salute, emergenze tipo terremoti, incendi, attacchi terroristici) hanno come potenziale consumatore proprio i governi.

Cosa possono e devono fare le imprese per non restare tagliate fuori dal quello che ha definito il "mondo nuovo"?

Le imprese dovrebbero avere piu’ fiducia nella ricerca e nel trasferimento tecnologico. La relazione industria-universita’-centri di ricerca in Italia deve essere migliorata a tutti i costi. Uscire dal proprio paese e cercare di capire i grandi movimenti in atto nel mondo sia tecnologici sia sociologici sia politici. Da qui sviluppare una vera strategia a lungo respiro al posto delle tattiche a breve termine che contribuiscono all’indebolimento ulteriore del paese.

  • Giuseppe |

    “Abbiamo rubato la crescita alle generazioni future” commentava qualche giorno fa il capo-economista della principale banca italiana a proposito del debito pubblico che in 30 anni è raddoppiato in percentuale rispetto al Pil.

  • Carlo Nizzola |

    Tutte le ricette e i consigli che indicano la strada da seguire per un futuro migliore della nostra nazione iniziano con: l Italia dovrà fare. .l’Italia dovrà investire . .l Italia dovrà concentrarsi ecc. ecc., l’Italia e stata prosciugata economicamente le risorse culturali inibite, le nuove generazioni formate da una scuola incapace e rassegnata al ribasso formativo non sapranno risollevare questo nostro paese alla deriva.

  • Giuseppe Cavoto |

    Condivido integralmente le tesi del prof. Sangiovanni Vincitelli. Ma per crescere le imprese italiane debbono affrancarsi dal deleterio nanismo in cui l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori le ha confinate, con l’intento nobile di tutelare i dipendenti, ma con il risultato pratico di frenare in uno la crescita delle aziende e dell’occupazione.

  • WIS |

    Un’idea del futuro tecnologico già si può vedere con i progetti di Google: Google Car e Google Glass.
    Secondo me, però l’Italia, dal punto di vista ricettivo, non è messa male.
    Certo non ha grandi produttori ICT, ma come consumatori siamo messi bene e sempre aggiornati (sull’ultimo modello di smartphone almeno ;))

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