Anche la Bei rischia il downgrading ma c’è un piano per evitarlo

Se ne parlava da un paio di settimane. Dopo il creditwatch negativo sulla zona euro, la cosa era diventata quasi ineluttabile. Ieri è arrivata la conferma ufficiale: per S&P è a rischio anche la tripla A della Banca europea degli investimenti, finora data per inattaccabile. Il nodo è che il rating sovranazionale della Bei, partecipata dai 27 stati membri Ue, è garantito dalla qualità degli asset ma anche dall’affidabilità dei suoi azionisti e cioè «dall’aspettativa che la banca riceverebbe sostegno, se necessario, dai suoi paesi membri con elevato merito di credito». Ma se quest’ultimo viene meno come rischia di accadere, per la Bei sono problemi seri.

Ciò che preoccupa le agenzie è che su 232,3 miliardi di capitale sottoscritto, solo il 5% è effettivamente versato (11,6 miliardi di euro). Ne risulta una leva finanziaria elevatissima, visto che gli impieghi a fine 2010 superavano i 360 miliardi. Il dubbio delle agenzie di rating è che se la Bei avesse bisogno di migliorare i ratio, gli azionisti sarebbero in gravi difficoltà anche solo nel versare il capitale già sottoscritto.

Alla Bei si dicono fiduciosi sulla possibilità che il rating a lungo termine venga confermato. Ma intanto, come ha appreso Il Sole 24 Ore, da giorni è allo studio il tentativo di “blindare” l’affidabilità della banca, anche per evitare le pesanti ricadute che il taglio del rating e – a cascata – dei prezzi delle obbligazioni avrebbero sui bilanci delle banche che le hanno in portafoglio. Fino a qualche giorno fa l’ipotesi (suffragata dall’articolo 125 del Trattato ) era di coinvolgere la Commissione Ue per garantire (con il bilancio comunitario e dunque con gli Stati membri) i investimenti Bei su grandi opere per 30-40 miliardi. Con tale garanzia, la Bei potrebbe chiedere fino a 400 miliardi alla Bce. Un modo per salvare capra e cavoli: si fanno le opere, si rilancia l’economia e si salva la Bei. Ma dopo gli ultimi sviluppi, non è detto che il piano sia ancora valido.

Senza una soluzione, tra l'altro, sarebbe molto indebolita l'efficacia dei project bond Bei, visto che l'impalcatura su cui si basa il piano si basa sul presupposto fondamentale della tripla A.

Nei giorni scorsi, prima che arrivasse l'ufficialità del creditwatch di S&P, abbiamo provato a chiedere ai vertici della Bei conferme sul piano e chiarimenti sugli effetti dell'eventuale downgrading sui portafogli delle banche commerciali che hanno le obbligazioni Bei. Purtroppo non abbiamo ricevuto risposta, se non la nota ufficiale diffusa nella serata di giovedì dopo che S&P aveva annunciato il creditwatch negativo.

P.S. a febbraio 2012 il nuovo presidente della Bei ha annunciato il taglio del 18% degli impieghi per lo stesso anno: un tentativo di ridurre i rischi ed evitare il downgrading.

  • Gianni |

    Semplice perchè fanno parte del piano. Tutte queste manovre, questi sacrifici che ci dicono che dobbiamo sopportare non servono a niente.Come pensate che sarà il PIL italiano ed europeo nel 2012? Di conseguenza come sarà il rapporto debito PIL? Come sarà la disoccupazione? Quanta liquidità avranno le nostre banche? La soluzione è unica, questa non è una crisi economica è una crisi di liquidità ci hanno tolto i soldi.Pensate che siano spariti per caso?Chi può immettere i soldi sul mercato? Perchè non lo fa?Vi sembra normale quello che sta accadendo in Europa? Pensate che sia casuale?

  • Marco, Verona Italy |

    Invece di impazzire nel cercare di schivare i rating delle agenzie perchè sempicemente non le mettiamo fuori legge visto che sono responsabili di gran parte della speculazione in atto (e soprattutto è certificato che operano in EVIDENTE CONFLITTO DI INTERESSI?).
    In un mondo normale queste associazioni per delinquere, incapaci di prevedere l’effettivo VALORE SPAZZATURA degli strumenti legati ai subprime sarebbero perseguite penalmente. Invece ne siamo vittime. E`uno schifo.

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