Un paradosso che dimostra quanto siano difficili i rapporti tra banche e imprese. Lo ha raccontato Gian Luca Brambilla, titolare della "eAgisco" di Milano, un milione di fatturato, associato a Confcommercio. «Una grandissima banca mia cliente e di cui sono a mia volta cliente, quando porto a sconto in filiale le sue stesse cambiali a 70 giorni, non solo non mi fa trattamenti di favore, ma scaduti i 70 giorni mi fa pagare gli interessi perché la banca stessa non ha ancora onorato il pagamento».
Un caso limite, spero, a cui sicuramente le banche potranno ribattere raccontando casi altrettanto estremi ma di tenore opposto. Il piccolo imprenditore milanese, ospite di un convegno della Camera di Commercio di Milano sulle reti d’impresa, pressato dalla preoccupazione che il credit crunch possa presto materializzarsi di nuovo a distanza di due anni, ha presentato i "Brambilla BoT". Si tratta di una proposta per spingere gli imprenditori a investire in titoli del debito pubblico "speciali", remunerati a tasso inferiore a quello di mercato, ma utilizzabili "immediatamente" non solo come garanzia per ottenere un fido di pari importo dalla banca ma anche come conferimento di mezzi propri nel capitale dell'azienda. Tutto da registrare, "senza notai o collegi sindacali" nel giro di un'ora al registro delle imprese. "Nel caso in cui io, come impresa fallisca o non rimborsi i debiti – ha spiegato Brambilla - la banca è autorizzata a riscuotere immediatamente i titoli di stato depositati a garanzia".
Il punto debole della proposta è che la banca dovrebbe accollarsi il rischio sovrano, tra l'altro con un tasso inferiore a quello offerto dal mercato. Ma Brambilla è convinto che i benefici sullo spread del debito pubblico e sulla capitalizzazione delle imprese ripagherebbero l'intero sistema.
Non risulta che i banchieri presenti al convegno (Morelli di Isp, Mussari di Mps e presidente dell'Abi, e Nicastro di Unicredit) abbiano preso in esame la proposta.