Energia dai rifiuti nelle Langhe. Al via il progetto “discarica-zero” di Alba-Bra

Mentre il Comune di Napoli deve chiedere aiuto all'Olanda per smaltire la spazzatura e in Calabria si profila una nuova emergenza, c'è una parte del Paese, sia pure piccola in termini demografici, che sta trasformando i rifiuti in materia prima per produrre energia. Una fonte "rinnovabile" che aiuta a risolvere anche un altro problema: quello delle discariche che nessuno, comprensibilmente, vuole vicino casa. Siamo in provincia di Cuneo, tra Langhe e Roero, dove il consorzio per il trattamento dei rifiuti Alba-Bra che raccoglie 55 Comuni compreso quello di Barolo, ha deciso di passare alla fase operativa dopo due anni di sperimentazione del "carbonverde" o Cbv, un combustibile di qualità utilizzabile nei forni delle cementerie (dopo qualche modifica) e nelle centrali elettriche. Il Cbv è ottenuto trattando con un processo innovativo quel che resta dei rifiuti solidi urbani dopo il recupero della differenziata.

Ecco l'articolo completo sul carbonverde. A gennaio scorso avevo scritto un altro articolo per il Sole 24 Ore.

Di questi temi si occupa spesso e con molta più competenza di me il blog correnti di Jacopo Giliberto.

  • Marco Ravich |

    @Piervittorio Trebucchi: non ho capito bene, lei dice che il THOR non funziona o meglio “non raggiunge risultati accettabili nè dal punto di vista del rapporto produttività/dispendio energetico”.
    Cioé, detto in modo più chiaro, vuole dire che non è conveniente ?
    Dal punto di vista delle emissioni, quale dei due sistemi ha una performance migliore (per la salute, ovviamente) ?

  • Piervittorio Trebucchi |

    Un’ultimo chiarimento, a scanso di fraintendimenti.
    Noi non abbiamo inventato nè brevettato un sistema di trattamento: questo, nel suo insieme, è frutto di una idea dell’ing. Sandro Buzzi, e prevede varie fasi che vanno dalla biostabilizzazione iniziale alla combustione finale, ciascuna delle quali comporta conoscenze tecniche specifiche che esulano la nostra competenza ed esperienza.
    Noi abbiamo progettato, brevettato e realizzato solo il macchinario che è il “cuore” del sistema, che ha sostituito il THOR attorno al quale l’idea era stata originariamente costruita, ma non poteva tecnicamente realizzarsi.
    Non ci sembra corretto prenderci meriti che non abbiamo: abbiamo inventato il motore, non la ruota nè l’automobile nel suo insieme!
    Trasformare il rifiuto indifferenziato in un polverino secco ed infiammabile in realtà lo si poteva fare anche cinquanta anni fa, ma il problema era che il dispendio energetico ed i costi vivi che il processo comportava, con le tecnologie fino a ieri utilizzate, eccedevano di molto il risultato energetico che se ne conseguiva (bilancio negativo).
    Oggi siamo in grado di farlo con poche decine di kw a tonnellata (bilancio energetico positivo) ed andare in combustione a temperature doppie di quelle di un termovalorizzatore, come fosse polverino di carbone (inertizzazione degli inquinanti, abbattimento delle emissioni, drastica riduzione delle ceneri ecc. ecc.).

  • Piervittorio Trebucchi |

    @chiellino: mi permetta di rispondere ad una domanda con una domanda….
    In Italia tra urbani (residuali la differenziata ed al netto dell’umidità) e speciali/assimilabili (al netto degli inerti) finiscono in discarica (o peggio) almeno 50 milioni di tonnellate di rifiuti ad alto potere energetico che, se trasformati in carbonverde e combusti correttamente (non inceneriti a 850 gradi con il 23% di scorie nocive residue ed elevate emissioni in atmosfera come avviene in un termovalorizzatore… uso il termine combusti non a caso!), hanno un potere energetico più o meno equivalente a quello dell’intero idroelettrico italiano (16-17% del fabbisogno energetico nazionale).
    Secondo Lei, a partire dalle massime cariche dello Stato fino al più remoto consorzio intercomunale, esiste qualcuno (in Italia ma non solo, ovviamente) che non stia seguendo “attentamente” (per usare un eufemismo) lo sviluppo di una tecnologia che potenzialmente con una mano risolve il problema delle discariche e dall’altro riduce significativamente la nostra dipendenza dai combustibili fossili?
    L’unico vero problema è “politico”, ovvero spiegare “all’uomo della strada” l’enorme differenza (in termini di emissioni ed inquinamento) che esiste tra bruciare in qualche modo un rifiuto “tal quale” a bassa temperatura in un inceneritore o termovalorizzatore (850°, per di più spesso ottenuti iniettando metano, quindi con un bilancio energetico negativo), e utilizzare il Carbonverde, ovvero un polverino finissimo, privo di umidità, odore, carica batterica ed altamente infiammabile, per alimentare una centrale elettrica funzionante a 1400° (tenga presente che persino l’amianto a 1200° cristallizza e diviene inerte…).
    Questa è l’unica vera preoccupazione che abbiamo, ovvero che la gente non avendo nozioni di chimica non capisca la differenza tra quello che potrebbe percepire semplicemente come “bruciare rifiuti”.
    Tra il Carbonverde e il “talquale da inceneritore” c’è la stessa differenza che passa tra le ostriche e gli scarafaggi… entrambe si nutrono delle stesse schifezze, ma il risultato finale è un po’ diverso!

  • giuseppe chiellino |

    @Trebucchi. i suoi commenti stuzzicano la curiosità. State per caso trattando anche con altri consorzi o aziende per la vendere il vostro sistema di trattamento che avete brevettato?

  • Piervittorio Trebucchi |

    @chiellino: la mia affermazione “la cosa è ben diversa” è riferita alla supposta derivazione del Carbonverde dal progetto T.H.O.R. cui faceva riferimento il lettore Ivano Moretti.
    Infatti dal T.H.O.R. non è derivato nulla: è stato smantellato e messo da parte, dopo milioni di euro di investimento e sperimentazione da parte della Buzzi Unicem, che hanno portato a risultati incompatibili con qualsivoglia applicazione industriale.
    Quando siamo intervenuti su richiesta dell’Ing. Sandro Buzzi (che è una persona eccezionale per determinazione e coraggio nel percorrere strade innovative), siamo partiti da zero (la tecnologia per l’ultramacinazione è totalmente diversa) ed abbiamo sviluppato, a nostre spese, i macchinari e le tecnologie indispensabili al successo dell’idea con la nostra azienda, la Chrysopoeia SRL, che è completamente autonoma ed indipendente dal CNR, dalla Buzzi Unicem e dal Consorzio STR.
    La portata innovativa del Carbonverde è talmente elevata da poter rivoluzionare veramente il mondo del rifiuto, posto che se è vero che nasce per le cementerie (che lavorano a 1500-2000 gradi contro gli 850 di un termovalorizzatore, con tutte le positivi ricadute in termini di emissioni), è altrettanto vero che potrebbe facilmente essere adottata anche per centrali elettriche specificatamente progettate.

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