Per Parmalat Intesa gioca su troppi tavoli. Trasparenza umiliata
Prima le trattative con Lactalis per un'offerta congiunta su Parmalat, come ha scritto il Sole giovedì. Poi il lavoro per la cordata italiana proprio con l'obiettivo (sollecitato dal governo)di bloccare i francesi di Lactalis. Sullo sfondo quella quota di circa il 20% di Granarolo che Intesa Sanpaolo ha in portafoglio da troppo tempo e di cui si libererebbe molto volentieri. La domanda è banale: non sono troppi i tavoli su cui lo stesso giocatore sta giocando la stessa partita? Il dubbio è venuto anche a Miccichè che per mettere a posto la coscienza (e non solo) ha chiesto un parere allo studio legale di fiducia della casa, Pedersoli. "Via libera" è stata la risposta. Nel frattempo Lactalis si era trovata un'altra banca, SocGen, guidata in Italia da Patrizia Micucci, ex Lehman Brothers e moglie di Fabio Canè. Che è il vice di Miccichè. Si può discutere quanto sia efficace il Chinese wall sul talamo e nelle mura domestiche, tanto più che Micucci e Canè si erano già trovati in una situazione analoga una dozzina di anni fa, nella vicenda Seat.
Ma gossip a parte, ciò che importa è la sostanza che in questo caso ha a che fare con la trasparenza del mercato, umiliata da troppi intrecci, e con le attese di molti piccoli azionisti di un'opa che riconosca qualcosa anche a loro. La Consob cosa dice?