Il Fondo monetario fa mea culpa sulla Grecia e sollecita tutti a fare un passo indietro, da Tsipras alla Merkel. Lo fa direttamente Olivier Blanchard, il capo economista del Fondo, che ha pubblicato un post sul Imf Direct, il blog di global economy dell’istituzione di Washington. “Al centro dei negoziati – scrive Blanchard – c’è una domanda molto semplice: quanto dell’aggiustamento deve essere fatto dalla Grecia e quanto deve essere fatto dai suoi creditori?”.
Blanchard ammette che il debito greco attuale è insostenibile: “Gli sviluppi economici e politici – riconosce l’economista – hanno reso irraggiungibili gli obiettivi del programma di salvataggio del 2012 e devono essere necessariamente ridimensionati”. Allo stesso modo “devono essere riconsiderate” le riforme previste dal programma del 2012, il cui obiettivo “era agevolare l’aggiustamento fiscale e aumentare la crescita a medio termine”. Ma avverte l’economista del Mit, così come c’è un limite a ciò che può fare la Grecia in termini di riforme, c’è un limite anche ai finanziamenti e alla riduzione del debito che sono disposti a concedere i creditori i quali devono tener conto dei propri contribuenti.
Blanchard sottolinea che “i cittadini greci, attraverso un processo democratico, hanno indicato che ci sono alcune riforme che non vogliono. Noi crediamo – aggiunge – che queste riforme siano necessarie e che senza di esse il debito aumenterà e non ci sarà una crescita robusta”.
“L’offerta fatta al governo greco la scorsa settimana riflette queste considerazioni e questi compromessi. La proposta è di abbassare l’obiettivo di avanzo primario di bilancio a medio termine dal 4,5% del PIL al 3,5%, e dare la Grecia altri due anni per raggiungere tale obiettivo, in modo che il target per quest’anno si riduca all’1%”. A questo obiettivo di deficit ridotto si accompagna “un più limitato set di riforme”.
Ma perché si raggiunga un accordo credibile “è necessario che due condizioni siano soddisfatte”.
La prima – scrive sempre Blanchard – è che il governo greco proponga misure realmente credibili per raggiungere l’obiettivo di avanzo primario che, sia pure ridotto, secondo il Fmi richiede comunque la riforma dell’Iva e una manovra sulle pensioni. Queste – ricorda – costano il 16% del Pil e per oltre la metà sono a carico delle fiscalità generale. Pensioni e stipendi pubblici assorbono il 75% della spesa primaria. Il Fmi è aperto a proposte alternative, ma queste devono comunque garantire il riequilibrio dei conti.
La seconda condizione indicata nel post è l’appello ai “creditori europei”, Germania prima di tutti, i quali dovrebbero “concedere finanziamenti aggiuntivi significativi e riduzioni del debito sufficienti a rendere sostenibile il debito greco”. “Noi crediamo che sulla base dell’attuale proposta greca, la ristrutturazione del debito possa essere ottenuta rimodulando i pagamenti con bassi tassi di interesse”. Un’ipotesi, questa, che era già stata formulata dal ministro delle Finanze greco, Varoufakis nei mesi scorsi ma era stata rifiutata dai creditori. “Qualsiasi altra riduzione dell’avanzo primario, ora o in futuro – sono di nuovo parole di Blanchard – probabilmente richiederebbe un haircuts”.
Sono scelte difficili che comportano impegni difficili da ambo le parti. Il Fondo, conclude Blanchard, spera che, su queste basi, un accordo possa essere raggiunto.
Domanda: non si poteva fare qualche mese fa?