Più di un anno fa pubblicai un intervento di Gino Chiellino, intellettuale italiano che vive in Germania dal 1969, in cui si sosteneva l’inutilità del voto degli italiani all’estero. Arrivarono tantissimi commenti, alcuni anche molto autorevoli. Oggi, sempre su segnalazione di Gino, torno sull’argomento della rappresentanza degli italiani residenti all’estero perché il 17 aprile si sono svolte le elezioni dei Comites, un acronimo che sta per Comitati degli italiani all’estero. Leggere i risultati di queste elezioni, che comportano uno sforzo organizzativo degli uffici consolari, è disarmante. La percentuale dei votanti rispetto agli italiani che ne avrebbero diritto a stento supera il 2%. Dove è possibile confrontare i dati. Perché sulle pagine web di molti siti consolari, viene pubblicato solo il numero delle schede pervenute, senza il numero degli aventi diritto. In qualcuno (Buenos Aires) addirittura c’è solo la percentuale di voti ottenuti dalle diverse liste, senza nessun’altra indicazione. A Monaco di Baviera, invece, danno entrambi i dati ed il calcolo è facile: dei 58.178 italiani aventi diritto solo 1178 hanno inviato la scheda al consolato: il 2,2%. Senza contare che quasi 150 di queste schede sono state poi annullate perché imbustate in modo non corretto, bianche o nulle. I voti validi, dunque, sono stati solo 1033. Non è andata meglio a Norimberga: ha votato il 2,15 % dei 16.000 aventi diritto. Incuriosito ho scritto al ministero degli Esteri per avere il dato complessivo, ma volevano mandarmi quello del 2004. Allora ho fatto un giro sul web e ho trovato che a Bruxelles ha votato il 2,64%. A Genk, area di ex minatori e oggi operai nel Limburgo, vicino al confine olandese, si scende addirittura all’1,29%. Poi sono andato a curiosare negli Stati Uniti ma mi sono dovuto fermare: online ci sono solo i voti ottenuti dai singoli candidati: la prima eletta a Washington ha ottenuto 47 voti, il primo di Boston 438, quello di Chicago 165…
Il messaggio dei numeri mi sembra chiaro: dei Comites agli italiani che vivono all’estero importa praticamente nulla. Non sarebbe il caso di utilizzare le risorse e le energie che gli uffici consolari devono dedicare ai Comites per qualcosa di più intelligente e fruttuoso, per gli italiani che vivono in Italia e all’estero?
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