Sin dal giorno dopo le elezioni europee, tutti i giornali italiani si sono lanciati nel toto-nomine per il posto di commissario destinato all’Italia e per gli altri incarichi comunitari. Si dava per certo – con la sicumera di cronisti navigati – l’incarico di Alto rappresentante per la politica estera a Massimo D’Alema, obiettivo che l’ex premier aveva mancato già 5 anni fa. Poi d’improvviso, quando il Governo ha ufficializzato la candidatura di Federica Mogherini al ruolo di responsabile della politica estera dell’Unione, è partito il fuoco di sbarramento (tutto “amico”) motivato col dire che quell’incarico non ha peso in Europa e soprattutto è un danno per il Paese perché non consente di difendere bene gli interessi italiani nelle altre materie. Morale: per D’Alema quell’incarico era perfetto, per la Mogherini no e anzi danneggia l’Italia.
La settimana scorsa, poi, è stato scritto con enfasi che Enrico Letta veniva proposto nientemeno che da Cameron e Holland per la presidenza del Consiglio Ue, al posto di Van Rompuy. Ciò – si aggiungeva – che questo avrebbe creato imbarazzo a Renzi il quale difficilmente avrebbe potuto dire di no. Quando, dopo il Consiglio del 26 e 27 giugno, il premier ha detto che il nome di Letta non era mai stato fatto né negli incontri ufficiali né in quelli informali, nessun giornale – mi pare – ha chiesto scusa ai lettori per la notizia sbagliata pubblicata il giorno prima. Se qualcuno lo avesse fatto avrebbe dovuto spiegare a chi interessava che quella “bufala” uscisse proprio quel giorno. Anche perché non è chiaro a che titolo, se non di presunto “risarcimento”, Renzi avrebbe dovuto scegliere uno dei due, dopo aver “rottamato” il primo e sfilato Palazzo Chigi al secondo nel giro di pochi mesi.
Ora, i giochi non sono fatti e la “supplenza” di Ferdinando Nelli Feroci (ex capo di gabinetto di D’Alema) al posto di Tajani nei cinque-sei mesi che ci separano dalla fine del secondo mandato Barroso non è un bell’auspicio. Ma mi chiedo: è l’arroganza dell’incompetenza che porta i giornali a fare queste figuracce o c’è anche malafede?
Una cosa è certa: in un caso e nell’altro a farne le spese sono l’autorevolezza e l’affidabilità dei giornali e dei giornalisti, anche di quelli che non si prestano a giochi di palazzo come questi.