Investire i propri capitali in lingotti oro e contemporaneamente trasferire tutto in Svizzera. Lo hanno fatto in tantissimi negli ultimi mesi (leggi qui per saperne di più), spaventati dalla precarietà dell'euro e soprattutto dalla patrimoniale, ma l'operazione nasconde diversi rischi. Se si dispone di una cassetta di sicurezza, si può stare tranquilli. Ma se la cassetta non si trova (in tutto il Ticino da tempo sono esaurite), si è costretti a non ritirare fsicamente l'oro e a lasciarlo in deposito presso l'istituto di credito che lo inserisce nel conto patrimoniale del cliente.
Questo non è un dettaglio di poco conto. La portavoce della Swiss Bankers Association ha spiegato che in base agli accordi fiscali siglati di recente dalla Svizzera con Regno Unito e Germania e sulla cui fasariga potrebbe concretizzarsi quello con l'Italia, i «conti in metalli preziosi» sono inclusi tra gli asset rilevanti su cui si applica la tassazione. Non solo: l'imposizione viene determinata in modo retroattivo (il 31 dicembre 2010 nel caso dei due accordi con Londra e Berlino). «Dunque convertire oggi la liquidità in lingotti non sottrae il capitale alla tassazione». Non solo: un deposito in oro presso la banca non è protetto neppure dall'eventuale default della stessa banca. Il fondo svizzero di garanzia sui depositi non garantisce l'oro depositato sui conti patrimoniali in quanto, afferma, «è un bene fisico e per sua natura si garantisce da solo». La stessa cosa vale in Italia: "Se la banca fallisce, tutto ciò che è stato depositato fisicamente (beni di valore, securities) va restituito al leggittimo proprietario perché non fa parte dell'attivo di una banca fallita". Si tratta di beni, quindi, che non rientrano nella liquidazione perché vengono restituti al proprietario. Ma quanto è facile e immediata questa restituzione?
C'è poi un altro elemento importante: poiché questi depositi in metallo prezioso non vengono ritirati, c'è il forte sospetto che le banche facciano un po' di leva. Quanta non si sa. Ma è legittimo chiedersi se davvero nei forzieri degli istituti di credito c'è tutto l'oro fisico che figura sui depositi dei clienti. Se così fosse, il rischio per i clienti sarebbe più alto.
La prudenza, infine, dev'essere massima sugli Etf legati all'oro: molti non sono garantiti dal sottostante e si limitano a replicare un indice. Questo ha contribuito a gonfiare le quotazioni, legittimando tra i gestori non solo il sospetto che «non ci sia corrispondenza reale tra le quantità negoziate e quelle davvero disponibili, ma anche la paura che prima o poi la bolla scoppi davvero».