Blocco delle importazioni di petrolio e di prodotti petrolchimici dall’Iran e sterilizzazione di tutti i rapporti con la Banca centrale in modo da rendere complicatissimi se non impossibili i pagamenti da parte di soggetti iraniani di prodotti acquistati da aziende europee. Le transazioni finanziarie che coinvolgono la Banca centrale iraniana dovranno essere autorizzate caso per caso mentre quelle con la Tejarat Bank saranno vietate, salvo un periodo transitorio di 2 mesi.
E’ questo, in estrema sintesi, il pacchetto di “misure restrittive contro l’Iran” che rendono più dure le sanzioni economiche in vigore dal 2010 e che il Consiglio dei ministri degli Esteri della Ue esamina lunedì mattina. L’obiettivo è chiaro: togliere a Teheran qualsiasi risorsa, economica, industriale o tecnologica, che gli consenta di portare avanti propri programmi di armamento nucleare e di distruzione di massa. Nella bozza che i ministri discutono questa mattina, si chiarisce che <<il Consiglio ritiene opportuno proibire o controllare la fornitura di attrezzature, materiali, strumenti o tecnologie che possano essere utilizzate dall’Iran nelle attività collegate allo sviluppo di armi nucleari e ad altri programmi di distruzione di massa>>.
Embargo esteso al petrolchimico.
Considerati i potenziali legami tra i ricavi che il governo iraniano ottiene dal settore energetico e il finanziamento delle attività di proliferazione nucleare e che le attrezzature per i processi chimici e i materiali utilizzati nell’industria petrolchimica hanno molto in comune con quelle necessarie ad alcune attività del ciclo del combustile nucleare – secondo il documento all’esame dei ministri europei – occorre proibire la vendita la fornitura e il trasferimento all’Iran di ulteriori attrezzature e tecnologie strategiche che potrebbero essere usate nei settori oil & gas, compresa l’industria petrolchimica. Inoltre è vietato qualsiasi altro investimento degli stati Ue nel settore petrolchimico in Iran.
L’embargo sul settore petrolchimico scatta dalla data di approvazione della decisione.
Quindi sono salvi i contratti siglati prima di questa data.
Oltre all’import o anche al semplice acquisto di greggio e di prodotti petroliferi e petrolchimici, finiscono sotto embargo anche l’oro, i diamanti e tutti i metalli preziosi.
Le misure contro la Banca Centrale
La Banca Centrale non potrà più contare sulle forniture europee di nuove banconote e monete. Ma il provvedimento più pesante dal punto di vista finanziario riguarda i pagamenti che attraverso la stessa Banca Centrale sono diretti dall'Iran ad imprese o istituzioni di uno dei 27 stati membri: sarà necessaria una specifica autorizzazione, caso per caso, da parte dello Stato entro la cui giurisdizione si trova l'impresa o l'istituzione che deve ricevere i fondi in questione. Per la Tejarat Bank questo regime durerà solo due mesi dal momento della sua iscrizione nella lista delle istituzioni sotto embargo (allegato II). Poi l'autorizzazazione dello stato europeo interessato non basterà più.
Sono escluse dall'embargo le forniture di petrolio e prodotti petrolchimici dovuti ad aziende europee (Eni compreso) come rimborsi nell'ambito di contratti sottoscritti prima dell'adozione delle nuove misure.
Le preoccupazioni delle imprese
Le imprese europee e in particolare quelle italiane temono proprio le sanzioni finanziarie che puntano a paralizzare gli scambi commerciali del paese con i membri dell’Unione europea. Al di là dei prodotti la cui vendita è già vietata dalla decisione 413 del 2010, le nuove misure – chiudendo di fatto i canali finanziari – sembra destinata a bloccare anche le esportazioni verso un paese di circa 70 milioni di abitanti, grande cinque volte l'Italia e con ingenti risorse economiche che sta spendendo in investimenti (anche) per modernizzarsi.
Mediterraneo e Medio Oriente al centro della stratetigia americana.
L'Italia, che in Europa è il primo partner commerciale dell'Iran e il secondo esportatore dopo la Germania, rischia di pagare un prezzo economico relativo molto alto. Ma, senza cadere in dietrologie che in questo caso sarebbero fuori luogo, non ci sono margini per allentare le sanzioni previste contro l'Iran. La partita, come è comprensibile si gioca su uno scacchiere più ampio che coinvolge prima di tutto gli Stati Uniti e Israele. La pressione americana sugli alleati perché si associno alla guerra economica contro Teheran ha tra gli obiettivi quello di tranquillizzare Israele ed evitare che prenda l'iniziativa contro l'Iran. Le conseguenze sarebbero catastrofiche anche per l'Europa che, dunque, ha tutto l'interesse ad appoggiare la politica americana a cui – occorre dirlo – non è estraneo il clima da campagna elettorale che diventa sempre più intenso. Gli ultimi ostacoli alla decisione dei ministri Ue (in bilico c'è solo la posizione della Grecia preoccupata di perdere un fornitore importantissimo di petrolio a condizioni economiche vantaggiosissime in un momento estremamente delicato per il paese) dovrebbero essere superati nella mattinata, prima dell’inizio del Consiglio, quando è prevista una riunione degli sherpa e degli ambasciatori.
PEr chi avesse voglia di approfondire, ecco alcuni documenti preparatori e di background.