Una piattaforma elettronica gestita dalla Consip per certificare i crediti delle imprese verso la Pubblica amministrazione. Servirà a semplificare la vita agli enti locali debitori, ai fornitori e alle banche che sconteranno i crediti, ma soprattutto a rendere chiaro, trasparente e standardizzato il processo di certificazione e cessione dei crediti, che, in sostanza, deve essere costruito da zero. A questo piano, che presumibilmente sarà illustrato a banche e imprese nell’incontro convocato dal ministro Corrado Passera giovedì prossimo, stanno lavorando il ministero dell’Economia (dipartimento del Tesoro) e quello dello Sviluppo economico. Tutto dovrebbe tradursi in un decreto attuativo già previsto dalla legge di stabilità di fine 2011 e nel quale confluiranno anche le novità introdotte dall’emendamento presentato da Antonio Azzollini e Mario Baldassari al decreto sulle semplificazioni fiscali. In particolare, l’emendamento supera la distinzione tra cessione del credito pro soluto e pro solvendo: "Sarà il mercato a decidere quale sarà la forma migliore" sostiene una fonte che lavora al dossier. Inoltre, l’obbligo di certificazione del credito, prima solo a carico degli enti locali, viene esteso alle amministrazioni centrali, anche con l’obiettivo di avere uno standard comune di certificazione, vero nodo di tutta l’operazione.
Come funzionerà il processo di certificazione. I fornitori che vantano crediti nei confronti di enti locali e amministrazioni centrali si collegheranno online alla piattaforma messa a punto da Consip e sulla quale gli stessi enti si saranno già registrati. Attraverso la posta elettronica certificata invieranno copia delle fatture non ancora pagate dalla Pa che entro 60 giorni è obbligata a rispondere riconoscendo il credito oppure contestandolo. Nel primo caso, il creditore ottiene una ricevuta elettronica che certifica il credito nei confronti dell’ente. La certificazione potrà essere utilizzata come collaterale in banca a garanzia di un prestito; oppure potrà essere utilizzata per cedere il credito alla banca.
Non serve più il notaio. Con la certificazione telematica si ottiene un altro importante effetto semplificativo, come spiegano al Sole 24 Ore autorevoli fonti ministeriali. In caso di cessione del credito, infatti, non sarà più necessario notificare al debitore la nuova titolarità del credito attraverso un notaio e con documenti cartacei. Si potrà avvertire il debitore che il pagamento va fatto ad un altro soggetto sempre sulla piattaforma elettronica utilizzata per la certificazione. Tutto il meccanismo, una volta che l’infrastruttura sarà a regime, varrà non solo per i crediti pregressi, ma anche per quelli futuri, chiudendo, si spera, una questione aperta da almeno quattro anni.
Quanti sono i debiti della Pa? Sull’entità dei crediti che i fornitori vantano nei confronti della Pubblica amministrazione, in assenza di informazioni ufficiali, i ministeri si sono tarati sulla stima che ogni anno elabora la Banca d’Italia. L’ultima è di 62 miliardi di euro, quindi ben al di sotto dei 100 miliardi indicati nei mesi scorsi dal ministro Passera e comunque inferiori ai 70 miliardi citanti più frequentemente. Non solo. Oltre alla tendenza fisiologica di qualsiasi creditore a sovrastimare quanto gli è dovuto, bisogna tener conto che gli enti in dissesto finanziario sono esclusi dall’obbligo di certificazione. Secondo uno studio del ministero dell’Interno, nel 2010 erano in questa situazione circa 440 enti. Tra questi ci sono le Regioni che stanno attuando piani di rientro del debito accumulato per la Sanità. I creditori di questi enti, dunque, non godranno del piano di smobilizzo dei crediti. L’importo che potrà essere smobilizzato dunque, secondo il ministero sarà nettamente inferiore ai 62 miliardi stimati da Bankitalia.
L’impatto sul debito pubblico. In ogni caso, tutta l’operazione dovrà essere ad effetto zero sul debito pubblico e sotto questo profilo dovrà avere l’ok di Eurostat. Perciò, anche in seguito al confronto con Bankitalia, sono stati fissati due paletti: i debiti della Pa non potranno essere dilazionati oltre i 12 mesi (perché altrimenti perderebbero la natura di crediti commerciali) e non potranno essere delegati ad altri debitori pubblici.
L'incognita sui tempi e la conferenza Stato-Regioni. Il decreto attuativo dovrebbe seguire un iter più o meno parallelo al provvedimento di semplificazione fiscale a cui ormai è collegato nella sostanza. Entro fine maggio, dunque, la nuova disciplina potrebbe essere compiuta. Ma la strada non è tutta in discesa e potrebbe rivelarsi più faticosa del previsto. Oltre al via libera della Banca d’Italia e dell’Istat, l’operazione dovrà superare un delicato passaggio nella conferenza Stato-Regioni che potrebbe allungare i tempi e complicare il percorso. Dal punto di vista tecnologico, inoltre, l’infrastruttura informatica su cui far viaggiare fatture e certificazioni, è da costruire da zero. La Consip dovrebbe avere le basi e le competenze, ma non è facile avere anche la certezza dei tempi di realizzazione.