Nella raccomandanzione della Commissione europea all'Italia approvata nei giorni scorsi anche dal Consiglio Ecofin, si sottolinea la forte perdita di competitività che il sistema produttivo italiano ha subito dall'introduzione dell'euro. E' aumentato il clup, il costo del lavoro per unità di prodotto, e con la moneta unica abbiamo perso l'arma della svalutazione che consentiva di recuperare la competitività delle merci italiane all'estero (anche se non a costo zezo). La Commissione non fa cifre su quanto il cambio dell'euro sia sopravvalutato per la forza dell'economia italiana, ma la cifra che circola è intorno al 30%.
Un autorevole economista d'impresa che ho interpellato su questo argomento mi ha fatto notare che <<quando siamo entrati nell'euro abbiamo accetato un cambio pesante (1.936,27 lire per un euro) ma potevamo godere di tassi d'interesse molto bassi e di un debito tutto sommato sotto controllo. Oggi non è più così: il rapporto di cambio è peggiorato, il debito aumenta e i tassi d'interesse sono saliti. Non lo scriva, ma la domanda è: ci conviene ancora stare nell'euro? Possiamo uscirne senza che si sfasci tutto?>>. Detto per inciso, il professore è <<molto pessimista>>.