Indice Pmi della zona euro in salita, a giugno, più delle previsioni; consumi al dettaglio con un timido segno positivo mentre le attese erano di un calo con il dato di maggio rivisto al rialzo di qualche decimo di punto. Nel frattempo negli Stati Uniti a luglio è aumentata di poco la disocccupazione ma i nuovi posti di lavoro sono quasi il doppio di quelli attesi. Anche l'indice Ism per il settore servizi ha sorpreso gli analisti che si attendevano un calo e invece è cresciuto di mezzo punto. E le Borse festeggiano.
Nessuna accelerazione sconvolgente, ma appigli per l'economia reale, che aiutano a rilassarsi un po' in questo agosto pieno di paure per il lavoro e il risparmio. Non solo i più fortunati sotto l'ombrellone ma anche chi è stato costretto a restare a casa. Segnali di speranza che si aggiungono all'Analisi dei settori industriali di Intesa SanPaolo e Prometeia, pubblicata qualche giorno fa (vedi il Sole 24 Ore del 2 agosto) e che descrive un'industria indebolita dal punto di vista economico-finanziario ma <<con evidenti segnali di rafforzamento della sua competitività globale>> e in generale un quadro meno fosco di quello che si poteva immaginare solo poche settimane orsono.
L'export e la frenata tedesca. La ripresa sarà lenta e legata alla domanda estera. Ancora una volta, infatti, le esportazioni – soprattutto verso i mercati più lontani – stanno consentendo al settore manifatturiero di non affondare nelle sabbie mobili del mercato domestico ancora imballato e della zona euro che sta pagando, Germania compresa, i timori di contagio dai paesi periferici. Decisive, ammette Alessandra Lanza, responsabile analisi e ricerche economiche di Prometeia, saranno le misure concrete che, al di là delle dichiarazioni d'intenti, le istituzioni europee adotteranno nei prossimi giorni sulla base della maggiore consapevolezza della gravità della situazione.
«Nonostante il rallentamento del commercio mondiale – scrivono gli economisti di ISP e Prometeia – la ritrovata competitività internazionale dell'industria italiana sta permettendo alle vendite all'estero di mantenere una dinamica positiva». I risultati positivi dell'export sono generalizzati e non riguardano solo i paesi in espansione ma anche quelli in rallentamento. È il caso di Cina e Germania da cui arrivano «segnali incoraggianti per la competitività dell'industria italiana». ù
I consumi dei cinesi. In Cina, infatti, la forte correzione delle importazioni di beni industriali e per le infrastrutture che colpisce meccanica ed elettrotecnica, è in buona parte compensata dai risultati «molto positivi» del sistema moda, dell'arredamento, della farmaceutica e dei componenti per auto. «Sembra che gli imprenditori italiani stiano sfruttando al meglio la transizione economica cinese verso un modello di sviluppo più incentrato sui consumi» con «importanti guadagni di quote sull'import cinese». In Germania, primo mercato di sbocco commerciale per le nostre imprese, l'effetto è ancora più evidente: le importazioni dall'Italia crescono di oltre il 5% nonostante l'import complessivo sia in calo. Meccanica, edilizia, elettronica, farmaceutica e alimentare sono i settori che stanno correndo di più.
La re-industrializzazione negli Stati Uniti. Il dato competitivo più importante, arriva comunque dagli Stati Uniti. E non è solo il deprezzamento dell'euro a spingere le vendite di beni di consumo soprattutto del sistema moda. Si assiste, infatti, anche alla ripresa della domanda di beni strumentali e intermedi che il rapporto Prometeia-ISP interpreta come un «segnale di re-industrializzazione che potrà contribuire a ridisegnare le rotte degli scambi internazionali nel prossimo futuro». Le aziende della meccanica sono state pronte a cogliere questa opportunità come conferma anche l'ultima indagine congiunturale di Anima, la federazione delle associazioni dell'industria meccanica. Già da fine 2011 e per tutto il primo semestre 2012 gli ordini si sono mantenuti stabili a livelli di fine 2007 – inizio 2008, prima cioè dell'avvio della Grande crisi.
Migliora l'accesso al credito. Dal rapporto emerge anche un miglioramento delle condizioni di accesso al credito dopo le forti tensioni tra fine 2011 e inizio 2012. Dato, questo, che trova riscontro nella ripresa della domanda di credito da parte delle imprese, cresciuta a giugno – secondo le rilevazioni del Crif – del 12% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Anche se le banche restano ancora caute e selettive nella concessione dei crediti. I segnali di recupero si completano con i dati sui consumi di energia elettrica che da qualche mese sono tornati a crescere. A meno di una catastrofe monetaria ferragostana, dunque le premesse per la ripartenza ci sono.