E' partita un’offensiva delle imprese a Bruxelles per tentare di ottenere la modifica delle ultime misure di embargo commerciale nei confronti dell’Iran pubblicate sulla gazzetta ufficiale della Ue il 16 ottobre scorso. Si tratta del Regolamento 945/2012 e della decisione Pesc 635/2012. A preoccupare le imprese sono i termini della deroga per i contratti conclusi prima del 16 ottobre. «Il termine ultimo per la consegna è fissato al 15 aprile del 2013» spiega Luca Tosto, a.d. dell’azienda di famiglia, la Walter Tosto, 100 milioni di fatturato nella caldareria, apparecchi ad elevato contenuto tecnologico per l’oil&gas, il petrolchimico, il settore energetico e il farmaceutico. «Ma forse abbiamo capito male: le nostre produzioni richiedono dai 12 ai 18 mesi e pensare di poter consegnare entro aprile è impossibile». Una «spada di damocle» che pende su circa quaranta milioni di euro di commesse nel Paese. «Ma ci sono nostri competitor esposti per cifre anche maggiori».
I nuovi paletti. I due provvedimenti aggiungono importanti paletti nelle relazioni commerciali tra i paesi della Ue e l’Iran. Alla lista dei soggetti iraniani sottoposti a congelamento dei beni sono stati aggiunti altri 35 nomi, tra cui la Nioc (la compagnia petrolifera nazionale) e altre due banche (Bankof industry and mine e Cooperative development bank nota anche come Tose’e Ta’avon bank) più una controllata bielorussa della Tejerat bank. In compenso, sono stati cancellati dall’elenco i nomi di dieci soggetti già colpiti dalle restrizioni.
La decisione dell’alto rappresentante Ue per la Politica estera e di sicurezza comune, Catherine Alshtom, prevede restrizioni per nuovi settori merceologici e modifiche delle procedure di autorizzazioni per le transazioni finanziarie. Vieta l’import di gas iraniano e l’export di grafite e di metalli grezzi o semilavorati come alluminio e acciaio. Quest’ultimo divieto però non sembra totale, come spiega la Camera di commercio italo-iraniana, perché «riguarda le esportazioni di interesse per le industrie controllate direttamente o indirettamente dal Corpo dei guardiani della rivoluzione islamica o di interesse per il programma nucleare, militare e riguardante i missili balistici iraniano». Vietato invece esportare in Iran attrezzature e tecnologie fondamentali nel settore della cantieristica navale e costruire nuove petroliere per Teheran.
Restrizioni finanziarie. Dal punto di vista finanziario, sale a 100mila euro la soglia oltre la quale occorre chiedere l’autorizzazione preventiva alla transazione, ma solo per beni alimentari, sanitari e medici o per l’agricoltura. Per le altre categorie di beni, "non vietati", tale soglia si abbassa invece da 40mila a 10mila per i trasferimenti di fondi con banche e istituzioni iraniane e non si applica più il "silenzio-assenso". Ma il problema più delicato in questo momento, segnala Pier Luigi D’Agata, segretario generale della Camera di commercio-industria italo-iraniana, «è che, dopo l’embargo petrolifero, in Iran scarseggia la valuta in euro per pagare le merci che arrivano dall’estero».