Ancora un anno record per le esportazioni di lingotti d'oro dall'Italia verso la Svizzera. Al di là delle esportazioni illegali – testimoniate anche dalle ultime operazioni della Guardia di Finanza che la domenica di Pasqua ha pizzicato al confine un italiano residente in Svizzera con una dozzina di lingotti (110 chilogrammi) nel pianale dell'utilitaria su cui viaggiava con la moglie e tre bambini – le statistiche ufficiali pubblicate qualche giorno fa dall'Istat dicono che in tutto il 2012 sono state trasferite legalmente in Svizzera 146 tonnellate di "oro greggio non monetario", il 22% in più rispetto all'anno prima e più del doppio rispetto al 2010.
In valore l'export di lingotti ha raggiunto i 5,9 miliardi di euro, il 38,5% in più del 2011 e quasi il triplo rispetto a due anni prima.
Come testimonia il fenomeno dei "Compro Oro" (non estraneo ad attività usuraie, di recettazione e di riciclaggio), sono tanti gli italiani che svuotano cassetti e casseforti e "monetizzano" i gioielli di famiglia, complici un mutamento dei costumi ma anche (e forse soprattutto) la crisi economica. Si crea così un'eccedenza di materia prima che l'industria orafa nazionale non riesce più ad assorbire: rispetto al 1998 la quantità di oro lavorato in Italia si è ridotta a meno di un quinto. Non resta che la strada dell'export.
Perché verso la Svizzera? La Svizzera l'hub internazionale del commercio di oro più vicino a noi. Qui viene rivenduto sia all'industria orafa internazionale (Usa, Cina e India i principali paesi consumatori) sia alle banche e agli investitori che cercano nell'oro fisico un rifugio dalle incertezze dei mercati e dai timori di tasse sui patrimoni che di tanto in tanto affiorano qua e là in Europa. L'ultima impennata di acquisti di oro in lingotti, senza evidenti ripercussioni sui prezzi – spiega uno dei principali operatori italiani – si è verificata durante la crisi cipriota delle scorse settimane, che ha riacceso i timori di tenuta dell'euro e soprattutto, con il prelievo forzoso sui depositi bancari, ha creato un brutto precedente in Europa.
In Italia gli investimenti in longotti restano molto contenuti, ma in paesi come la Germania la percentuale di oro fisico nei patrimoni dei risparmiatori è decisamente più alta.
Queste dinamiche avevano portato nella seconda parte del 2011 il prezzo del metallo giallo al massimo storico di 1.920 dollari l'oncia, un soffio da quota 2000. Oggi le quotazioni dell'oro viaggiano intorno ai 1.550 dollari, complici i timidi segnali di ripresa dell'economia americana che spostano risparmi e investimenti verso altri lidi, e il rallentamento della domanda in India e in Cina.