I ricchi sempre più ricchi. Anche in Italia. L’evidenza è nel grafico qui sotto, estratto da The world top incomes database di Alvaredo, Facundo, Anthony B. Atkinson, Thomas Piketty and Emmanuel Saez.
Nel 2009, l’ultimo anno per il quale i dati sono disponibili, l’1% degli italiani più ricchi percepivano il 9,38% dei redditi complessivi, in discesa rispetto al top (9,66%) toccato nel 2007. La serie storica (dal 1974) mostra che il punto più basso di concentrazione dei redditi è stato registrato nel 1983, al 6,34%. Il reddito medio per l’1% più ricchi nel 2009 era superiore a 165mila euro, mentre guardando solo allo 0,1% più ricco, il reddito medio sale a 1,450 milioni di euro.
Ancora più istruttiva (e inquietante) è la fotografia scattata sui redditi degli americani, con un database più ampio che consente di risalire ad un secolo fa, prima delle due guerre mondiali. Il livello massimo di concentrazione dei redditi nelle mani dell’1% degli americani più ricchi è stato toccato nel 1928, alla vigilia della Grande depressione: il 23,94%, compresi i guadagni di Borsa. Nel 2007 ci si è andati molto vicino: 23,5%: la prova che più sono forti le disuguaglianze più c’è il rischio che il sistema capitalistico imploda, come è successo nel ’29 e di nuovo nel 2008. Alla crisi degli anni ’30 seguì una guerra costata milioni di morti, anche se le cause scatenanti vanno cercate più nei trattati di pace dopo la prima guerra mondiale (che avevano imposto alla Germania riparazioni insostenibili) che nella Grande depressione. Nel 2012, l’1% degli americani più ricchi guadagnava in media 1,26 milioni di dollari all’anno; 30 milioni la media dei “paperoni” compresi nello 0,1%. Tra questi, il 60% circa sono banchieri o top manager di big corporation. Gli altri sono soprattutto avvocati, medici e immobiliaristi.
Ridurre le disuguaglianze nei paesi e tra paesi è la strada per evitare che la storia si ripeta.