Domenica 7 febbraio l’editoriale del Sole 24 Ore era di Sergio Fabbrini, politologo e docente di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali alla Luiss, che partendo da un aneddoto illuminante, ha illustrato i rischi di una “mutazione politica” della Commissione europea.
Sempre domenica, su El Pais Angel Ubide, Senior Fellow del Peterson Institute for International Economics, ha spiegato in modo illuminante la strategia di conquista dell’Europa che la Germania ha messo in atto da qualche anno a questa parte, a cominciare dal disegno dalle regole. La conquista de Europa è il titolo dell’articolo che vale la pena leggere tutto. Voglio segnalare in particolare questo passaggio, in cui l’autore si sofferma sul “confronto” tra il premier italiano Renzi e la Ue.
El enfrentamiento del primer ministro italiano Renzi con la Unión Europea no es una casualidad. Es la rebelión a la estrategia envolvente de germanización de Europa, cuyo coste está empezando a ser excesivo. El excanciller alemán Helmut Schmidt, en dos discursos en 2011, ya alertó de la necesidad de contener este avance silencioso alemán. Pero la estrategia de Renzi de confrontación ruidosa y unilateral no es adecuada. Hay que generar un debate con argumentos intelectuales sólidos, no con lamentos electoralistas o populistas. Ante el moralismo del ordoliberalismo alemán hay que defender las virtudes de una política keynesiana de apoyo al crecimiento potencial, necesaria en un momento de insuficiencia de demanda, entroncada en una política fiscal común que convierta a la zona euro en una verdadera unión monetaria. Las reformas son necesarias pero no suficientes. La política monetaria ha sido muy efectiva, pero no es suficiente. Hay que re-equilibrar la estrategia actual europea de reducción de riesgo y defaults. La disciplina debe venir acompañada de solidaridad.
Un punto di vista che non si può non condividere. Insomma, Renzi fa bene contrastare la dilagante egemonia tedesca nelle istituzioni europee, ma le modalità con cui lo sta facendo hanno bisogno di una messa a punto. Renzi ha bisogno di alleati, non può andare allo scontro da solo. Alleati tra gli altri Paesi con cui condividere le strategie in Consiglio e ai tavoli intergovernativi, ma anche alleati tra i tanto deprecati “euroburocrati” che, alla fin fine, sono quelli che scrivono le regole per tutti. TRa questi ci sono molti italiani di valore ma molto spesso (non sempre, per la verità) i governi li hanno ignorati.