Per capire gli attacchi, plurimi e a freddo, che sono arrivati nei giorni scorsi all’Italia da parte della Commissione europea e dal capogruppo dei Popolari Manfred Weber ieri a Strasburgo, occorre guardare ai dossier aperti in Consiglio. Sia Juncker che Weber se la sono presa con il governo italiano perché blocca i 3 miliardi di aiuti alla Turchia per arginare il flusso di profughi provenienti dalla Siria e non solo. E questo Roma non lo nega. Per inciso, all’Italia l’impegno costerebbe tra i 220 e i 250 milioni di euro. Ciò che nessuno ha detto è che per sboccare questo dossier Roma non chiede la flessibilità di bilancio come hanno raccontato molti (quella è un’altra partita) ma chiede che la Germania modifichi la propria posizione su un altro dossier molto importante: la Garanzia unica dei depositi bancari. Si tratta dell’ultimo pilastro dell’Unione monetaria, previsto dagli accordi e proposto concretamente dalla Commissione Ue a fine novembre. E’ un percorso che entro il 2022 mutualizzerebbe la garanzia dei depositi bancari ora assicurata da strumenti nazionali. La Germania ha detto esplicitamente che non vuole responsabilità in solido nell’area dell’euro senza un’ulteriore cessione di sovranità. «Le premesse per uno schema di garanzia unico sui depositi non ci sono: la situazione dei sistemi bancari nazionali dipende ancora fortemente dalla politica economica e finanziaria attuata dai singoli Stati», ha detto il presidente della Bundesbank Weidmann, citando il caso delle insolvenze che per imprese e privati sono sottoposte a leggi molto diverse da Stato a Stato. Una “copertura” europea dei depositi sarebbe molto utile invece al sistema bancario italiano per riguadagnare un po’ di fiducia. Insomma, la posizione italiana non appare irragionevole, come riconoscono diversi addetti ai lavori, sia in Consiglio Ue che in Commissione. Nessuno, però, dall’Italia, lo ha ancora spiegato. Ed è uno dei primi dossier di cui dovrà occuparsi il nuovo Rappresentante permanente, Carlo Calenda.
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