Ecco le condizioni poste domenica dall’Eurogruppo alla Grecia: riforme subito – le prime entro tre giorni – per riaprire i negoziati sugli aiuti.
LE RICHIESTE DELL’EUROGRUPPO ALLA GRECIA
Aiuti che sono lievitati oltre gli 80 miliardi di euro rispetto a due settimane fa, prima cioè del referendum. Perché? “Perché prima del referendum non c’era il bank run, la corsa dei cittadini greci agli sportelli bancari per ritirare i propri risparmi” spiegano a Bruxelles. Questo ha portato alla chiusura delle banche greche ormai da diversi giorni mettendole in forte difficoltà. Il nuovo piano predisposto dai creditori, infatti, prevede 25 miliardi di aiuti per ricapitalizzare gli istituti di credito, contro gli 11 previsti dal vecchio piano che – sostengono a Bruxelles – senza il referendum quasi certamente non sarebbero stati necessari e avrebbero potuto essere utilizzati per altro. Dunque, è la tesi, i costi del salvataggio sono cresciuti, perciò servono maggiori garanzie che gli aiuti saranno recuperati e le condizioni poste dall’Eurogruppo sono più pesanti rispetto a quelle di fine giugno. Questa la spiegazione di una fonte coinvolta negli incontri di questi giorni a Bruxelles.
Ma resta – forte – la sensazione che si tratti di condizioni capestro che potrebbero mettere Tsipras in fortissima difficoltà in casa propria. E il dubbio è che sia proprio questo l’obiettivo. Perché strozzare i creditori non è mai una buona idea.