I post precedenti sui “Comites”, i comitati degli italiani all’estero, hanno generato un bel dibattito che oggi si arricchisce delle riflessioni di Gino Chiellino, scrittore, docente universitario in Germania (dove vive dal 1969) ed esperto di letteratura interculturale. Si tratta di riflessioni a mio avviso molto interessanti perché frutto dell’esperienza di studioso delle migrazioni attraverso la letteratura, oltre che della sua diretta esperienza personale.
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Il compito dei comites è quello di interloquire con il console per la parte italiana e le istituzioni locali per la parte tedesca a tutela dei diritti della comunità italiana del comprensorio consolare e di far giungere ad essa informazioni utili per soddisfarne necessità primarie come tutela dei dirittti acquisiti sul posto, scuola, sanità etc. etc.
Il fallimento delle votazioni per il Comites di Monaco non ha niente a che fare con il lavoro svolto dai suoi membri dal 2004 ad oggi. Li conosco e sono dei volontari super impegnati.
Il fallimento delle votazioni per i comites un po’ in tutta la Germania è dovuto allo scollamento tra comunità e istituzioni italiane.
Si tratta di uno scollamento naturale e non di sfiducia o protesta. La parte più determinante – per attività e necessità – della comunità italiana in Germania, stimata tra le 600 e 700 mila unità, è ormai di terza/quarta generazione. Si tratta dunque di due generazioni di passaggio, che si fisseranno definitivamente tra le comunità in cui vivono, esattamente come hanno fatto i meridionali nelle regioni del Nord Italia. Pertanto queste due generazioni sono più prese dagli interessi quotidiani immediati, propri delle giovani famiglie, che dalla cura dei rapporti con la cultura di provenienza. Il tempo da dedicare alle radici si riduce notevolmente e ancor meno si sentono investite dal dovere patriottico di rappresentare la cultura di provenienza come hanno visto fare le prime generazioni. E’ comprensibile, a questo punto, che le votazioni per il Comites, le elezioni europee via Italia e le elezioni da italiani all’estero siano vissute come un intralcio alla loro quotidianità, come un qualcosa di cui non capiscono il senso e l’utilità. Inoltre con il tracollo dell’associazionismo della prima ora e delle rappresentanze dei partiti politici italiani è venuto a mancare l’impegno che spingeva a far votare.
A questo punto sarebbe opportuno prendere atto dei mutamenti in corso ed assecondarli. Poiché si va sempre di più verso l’integrazione europea, va lasciata ai singoli cittadini italiani in Europa la libertà di definire il loro rapporto con la cultura di provenienza, piuttosto che presentare loro delle “buste patriottiche” che finiscono regolarmente nel cassonetto per la raccolta della carta. (Gino Chiellino)
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