Ancora una volta il tema della rappresentanza degli italiani all’estero ha riscontrato molto interesse da parte dei lettori, questa volta senza i commenti risentiti che avevo ricevuto tempo fa, anche da parte di alcuni eletti.
Tra i commenti che ha ricevuto il post “Italiani all’estero, il flop dei Comites” ce ne sono due a mio avviso molto interessanti perché sembrano ben documentati e basati su informazioni di prima mano. il primo è firmato da Patrizia che racconta con dovizia di numeri la situazione in Spagna, a Madrid e Barcellona, dove ha votato meno del 2% degli aventi diritto. E aggiunge: Il rinnovo dei Comites sembra piuttosto segnare la fine di questi comitati.
L’altro commento è di Antonio Lo Pizzo che parla da “insider” e si concentra sui costi di questa inutile operazione: “Posso dire, avendo partecipato purtroppo alla macchina organizzativa, che i costi sostenuti sono davvero offensivi per l’erario rispetto ai benefici – pressoche inesistenti. Ma cio’ che piu’ stupisce e’ che la rete diplomatico-consolare sia stata costretta ad effettuare prima del voto una massiccia campagna informativa a tappeto (altri costi vergognosi per l’invio via posta a tutti i connazionali!) per per sensibilizzare al voto”.
Di seguito i due commenti integrali, a cui mi è sembrato giusto dare una visibilità maggiore di quella che comunque hanno in coda al post precedente.
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Gentile Giuseppe, ho verificato il disinteresse degli italiani per i Comites, per l’iscrizione all’Aire e per procedure di sottoscrizione liste, oltre che di iscrizione ai registri degli elettori, che fanno davvero riflettere. Tutti i media a sbandierare gli eletti, pochissimi a comparare i voti con il numero dei connazionali che avevano diritto di partecipare alle elezioni. Sto ancora aspettando dalla Farnesina i dati richiesti relativi a tutte le sedi dove sono stati “rinnovati” i Comites, con i voti di pochissimi. Questo è quanto avevo scritto sul mio sito lo scorso 22 aprile, dopo un articolo del 17 febbraio Comites, questi sconosciuti, dove tra l’altro raccontavo l’esperienza di alcuni di noi, residenti in Spagna, che avevano provato a mettere in piedi una lista civica, senza riuscire a ottenere le sottoscrizioni necessarie perché se non vivi a Madrid, dovevi pagarti l’autenticazione dal notaio (consolati onorari inutili?); e dopo una lettera aperta sulle procedure antidemocratiche delle recenti elezioni. Lo scorso 22 aprile scrivevo il dato relativo alla Spagna, meno del 2%. I nuovi Comites sono stati eletti ma quanti italiani rappresentano? Nella circoscrizione di Madrid una sola lista su tre aveva ottenuto il quorum delle 200 sottoscrizioni (molte delle quali con autentiche notarili, quindi a pagamento). Ebbene, su 54.057 aventi diritto al voto (iscritti all’Aire e maggiorenni) hanno votato appena l’1,8%. Poco meglio è andata a Barcellona, dove i nuovi consiglieri del Comites provengono dalle due liste in lizza: hanno votato l’1,9% dei 51.387 possibili elettori. Nella circoscrizione di Madrid, 410 buste non sono state restituite, in quella di Barcellona 571. Ovvero chi si era iscritto al registro degli elettori, poi ha cambiato idea o ha “boicottato le urne” perché la lista che appoggiava non aveva raggiunto le sufficienti sottoscrizioni per essere ammessa e non ha voluto votare candidati sconosciuti. Soldi buttati, per plichi elettorali inviati e non tornati al mittente con un voto o anche solo con una scheda bianca. Il rinnovo dei Comites sembra piuttosto segnare la fine di questi comitati. Ma c’è di peggio: se ora voterà all’estero solo chi lo chiede e non perché appartiene al corpo elettorale, rischia di venire compromesso il diritto di voto dei connazionali fuori Italia. Nel silenzio pressoché assoluto di partiti, Cgie, parlamentari eletti all’estero. PATRIZIA
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Complimenti per l’articolo che centra in pieno la questione dell’inutilita’ dei Comites. Le percentuali che ha ricavato dalle info on line gliele posso confermare da insider. Le posso inoltre dire, avendo partecipato purtroppo alla macchina organizzativa, che i costi sostenuti sono davvero offensivi per l’erario rispetto ai benefici – pressoche inesistenti. Ma cio’ che piu’ stupisce e’ che la rete diplomatico-consolare sia stata costretta ad effettuare prima del voto una massiccia campagna informativa a tappeto (altri costi vergognosi per l’invio via posta a tutti i connazionali!) per per sensibilizzare al voto. Quest’anno infatti e’ stata per la prima volta sperimentato l’invio del materiale elettorale solamente a coloro che avessero manifestato espressamente l’intenzione di voto. Se tale sistema, auspico vivamente, restasse in vigore anche per le prossime politiche, potremmo risparmiare milioni di euro. Anziche infatti iviare piu di 4 milioni di schede – stracciate o votate da chissa’ chi – con un a percentuale nell’ordine del 2-5% di votanti potremmo ottenere un sano contenimento di spesa – peraltro avvero inutile. ANTONIO LO PIZZO