Barilla in mezzo al guado, basterà un nuovo ceo per diventare globale?

Dopo 7 mesi di gestione congiunta da parte dei tre fratelli, arriva in Barilla un nuovo amministratore delegato esterno. Si chiama Claudio Colzani e prende il posto che a fine novembre del 2011 Massimo Potenza era stato costretto a lasciare. La notizia è di qualche giorno fa ma non ha avuto, secondo me, il rilievo che meritava.

Barilla è una delle principali aziende familiari multinazionali italiane, un simbolo del made in Italy, e la decisione dei tre fratelli (Guido, Luca e Paolo)  di licenziare Potenza e assumere la gestione del gruppo che fattura 4 miliardi di euro aveva destato scalpore, alimentando l'immagine di azienda "managers-killer".

Premesso che Barilla ha una reddititivà e una forza del marchio che molte aziende vorrebbero avere,  il licenziamento di Potenza non è mai stato spiegato con chiarezza dalla famiglia. Da qualcuno è stato letto come la conseguenza di un cambio degli equilibri tra i fratelli con l'offuscamento della stella di Guido, il più grande, a cui si rimprovera l'acquisto della tedesca Kamps, un errore strategico che il gruppo sta digerendo con molta fatica.

Altri hanno sottolineato qualche insuccesso di Potenza che aveva tentato di lanciare nuovi prodotti (insalate, frutta fresca e succhi studiati con il Barilla Center for Food and Nutrition) ma senza ottenere risultati significativi in termini di volumi. Ma il vero limite era la proiezione internazionale del gruppo, fortissimo in Europa e negli Stati Uniti, ma assente dai paesi a maggiore crescita: Cina e Brasile prima di tutti, ma anche l'Africa che per un'azienda alimentare è un'area che <<bisogna cominciare ad annusare>>.  Potenza, da quello che si sa, stava già lavorando sull'espansione in Cina e nel Far East, progetto che evidentemente è rimasto in stand-by e che il nuovo ceo dovrà riprendere, insieme a quelli sul Brasile (dove Colzani è stato presidente per Unilever).

Colzani - che è oggi chief customer officer di Unilever negli Stati Uniti e approderà in Barilla a partire da ottobre – troverà dunque un'azienda in mezzo al guado, sia pure un guado molto gradevole a giudicare dall'ebitda, e in attesa dell'uomo giusto per fare il salto di qualità nel mercato globale. La strategia è già stata indicata da Guido nel comunicato che ha annunciato la nomina: <<sviluppo di pasta, sughi e piatti pronti in tutto il mondo, dalle America all'Estremo oriente>>. I prodotti da forno (Mulino bianco, per capirsi) invece sono troppo legati allo stile della colazione all'italiana e non hanno altra possibilità che il <<rafforzamento in Italia e in Europa>>.



  • uniti! |

    Si, per quando riguarda Kamps era prevedibile dall’inizio che i due business non avevano chance di co-essistere, essendo Kamps una società artigianale con un area di business limitata. Pasta, latte,Formaggi duri/freschi Succhi, Pomodori-Pelati, Acqua, olio d’oliva, ecc il tutto rigorasamente made italy. Se penso al olio Bertolli (venduta per 300Mrd. Lire a Unilever….questa (era) la base per controllare la filiera ed aggredire i mercati esteri…invece…

  • giuseppe |

    Sono d’accordo con lei su molti punti, ho solo il dubbio che integrare business diversi come il latte e la pasta potesse portare a qualcosa di …indigeribile come è successo con Kamps. Lo stesso bondi, del resto, ha ceduto diverse cose, concentrandosi su latte e succhi.

  • uniti! |

    guseppe@,d’accordo sulla questione della bandiera; e aggiungo, il falso problema dell’italianità, ma ti posso assicurare che da italiano che vive ormai da una vita all’estero, con Parmalat (Sudafrica,Australia,Venezuela,Canada,Nuova Zelanda,Brasile) Barilla sarebbe diventata come dimensione grande come Danone. Le dimensioni contano in certi settori come l’agroalimentare. Parmalat é un brand fortissimo all’estero. Lactalis oltre che svuotare la cassa che Bondi aveva riempito chiuderà a breve 3 stabilimenti in Italia; il tutto avendo acqusitato Parmalat esclusivamente con la leva del debito!Un vero e proprio scippo!

  • giuseppe |

    non ne farei una questione di bandiera. inoltre con parmalat forse barilla avrebbe fatto il salto dimensionale, ma sicuramente non quello “globale”

  • Uniti! |

    Barilla il salto dimensionale lo poteva fare con Parmalat, ove, Bondi per anni a cercato un dialogo. Purtroppo, aziende come Barilla, Ferrero oppure Granarolo hanno perso un ocassione irripetibile con soma felicità di tutti i concorenti non italiani.

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