<<L'Italia ha stabilito un obiettivo nazionale per aumentare la percentuale di Pil investito in ricerca e sviluppo all'1,53% nel 2020. Tuttavia il livello di ambizione delle misure adottate finora è insufficiente e notevoli sfide riguardanti la competitività dell'Italia restano da affrontare: prima fra tutte il persistente livello modesto degli investimenti del settore privato nella ricerca e nello sviluppo, che – come evidenziato nel Programma nazionale di riforma – ammonta solo allo 0,56% del Pin in Italia, contro una media dell'1,09% nell'intera Unione europea.
Altre carenze croniche riguardano: 1) l'insufficiente coordinamento tra ricerca e politica dell'innovazione e altre politiche come l'istruzione, le imprese, l'occupazione e le politiche di concorrenza; 2) la mancanza di un'attuazione efficiente delle misure di continuità politica e di una revisione svolta sulla base di una valutazione sistematica; 3) la frammentazione e la dispersione del sistema degli incentivi pubblici nazionali dovuta ad una miriade di misure di portata limitata; 4) il basso livello di investimenti in ricercatori e personale altamente qualificato>>.
Questo atto di accusa è contenuto nei documenti di lavoro per la Raccomandazione adottata dal Consiglio europeo venerdì scorso, su proposta della Commissione europea. Una 'pillola' a cui seguiranno altre, estratte da questo prezioso e approfondito documento che fotografa in modo impietoso la situazione del Paese ed esprime quest'anno sette raccomandazioni.