Sono 120 le tonnellate di lingotti d'oro greggio esportate nel 2011 dall'Italia verso la Svizzera. Un aumento del 65% rispetto al 2010 quando le esportazioni erano state di 72,5 tonnellate. In valore, l'aumento è stato ancora più significativo grazie all'impennata delle quotazioni dell'oro nel corso del 2011: +105%, da poco più di 2 miliardi di euro a 4,27 miliardi.
Quasi la metà (58 tonnellate) dell'oro greggio esportato verso la Svizzera è stato venduto negli ultimi quattro mesi dell'anno, dopo che le quotazioni erano salite al massimo storico e la crisi del debito sovrano in Europa aveva contagiato anche l'Italia, fino alle dimissioni del governo Berlusconi e la nomina di Monti. Mesi in cui i risparmiatori hanno perso il conto delle misure correttive dei conti pubblici e temevano non solo il crollo dell'euro ma anche l'imposizione di una tassa patrimoniale.
Per capire quali flussi seguono questi lingotti, abbiamo indagato un po' e abbiamo scoperto che c'è un'azienda alle porte di Arezzo che tratta almeno la metà di quest'oro. E' la Italpreziosi che commercia e recupera metalli preziosi. Il direttore finanziario Andrea Aratoli ci ha spiegato cosa sta succedendo. <<Nel 1998 l'industria orafa italiana lavorava 535 tonnellate di oro puro. Nel 2011 ne sono state lavorate circa un centinaio. In 13 anni abbiamo "perso" 400 tonnellate di lavorazioni in oro>>.
Il motivo è la <<disaffezione degli italiani nei confronti dei gioielli e i "Compro oro" nati come funghi in tutto il Paese sono da un lato la prova di questa disaffezione e dall'altro la risposta del mercato alla richiesta di disfarsi di quei 100 o 200 grammi di metallo prezioso che molti italiani hanno in casa>>. Il risultato è un surplus di oro greggio che non viene assorbito dall'industria orafa nazionale. Allora si esporta in Svizzera <<perché per il mercato dell'oro è una sorta di hub internazionale ed è il paese che offre le condizioni di acquisto migliori. Zurigo e Chiasso sono le piazze principali. C'è un fattore di prossimità molto importante e i servizi di connessione sono sicuri, puntuali e da Arezzo e Vicenza hanno frequenza giornaliera>>. Non tutto l'oro che finisce in Svizzera rimane nel Paese. Da lì viene esportato nei paesi dove la domanda è più forte: India e Cina.
Chi compra l'oro dalla Svizzera? <<Ora come ora, la domanda più rilevante è quella che arriva dagli ETF in oro fisico>>. I 18 fondi Etf che investono in oro fisico hanno quasi raggiunto le 2.400 tonnellate. <<Ma c'è anche una forte componente che arriva da privati e altri investitori istituzionali>>. Come abbiamo spiegato in passato, c'è anche una forte domanda da parte delle banche elvetiche, soprattutto nel Canton ticino, per rispondere alla crescente richiesta di investitori privati italiani che, nell'ultima parte del 2011, cercavano rifugio dal rischio di default dell'euro e dalla minaccia di nuove tasse sul patrimonio.
Nel 2011 le vendite di oro da investimento in tutto il mondo sono aumentate in modo rilevante: <<Per quanto ci riguarda – spiega Aratoli – l'incremento è stato del 400%. Ma questo segmento di mercato in Italia è ancora poca cosa>>. Complessivamente siamo sotto le 5 tonnellate, contro le 159,3 tonnellate raggiunte dalla Germania nel 2011 (+26% sul 2010) e le 116 della Svizzera (+25%). Colpisce anche il +99% della Turchia, a 80 tonnellate ma anche il +38% della Cina a 259 tonnellate. Il mercato più importante resta comunque l'India nonostante nel 2011 l'oro da investimento sia cresciuto solo del 5% (366 tonnellate) e la gioielleria sia addirittura calata del 14% a 567 tonnellate (dati Thomson Reuters GFMS tratti dal rapporto 2011 del World Gold Council).
<<In Italia fino al 2000 c'era il monopolio pubblico sull'oro – spiega ancora Aratoli – oggi invece si può scambiare liberamente, come se si trattasse di una valuta>>. Tirando l'acqua al suo mulino, Aratoli spiega che l'investimento in oro fisico <<non deve avere obiettivi speculativi, ma deve servire a diversificare: 5-10% del patrimonio>>. Anche con quotazioni così alte? <<E' un modo per proteggersi nel lungo termine. Per avere un piccolo capitale da parte quando si sposerà la figlia…>>.