Ci son voluti più di quattro mesi, ma ora i due miliardi messia disposizione dalla Cassa depositi e prestiti (Cdp) per le imprese che vantano crediti verso la pubblica amministrazione sono a portata di mano. La convenzione tra la Cdp e l'Associazione bancaria italiana, indispensabile per sbloccare i fondi, sarà firmata nei prossimi giorni, al più tardi entro fine mese e a marzo partiranno le prime operazioni. Le imprese creditrici verso la Pa potranno cedere alle banche che aderiscono alla convenzione i crediti in questione con la clausola "pro soluto", ottenendo l'incasso immediato del credito, al netto del "prezzo" pagato alla banca e alla Cdp, senza ulteriori garanzie. Saranno finanziabili le operazioni di factoring chiuse dopo il primo ottobre 2011. Proprio a ottobre scorso, infatti, era stato approvato l'intervento della Cassa. Perciò c'è chi considera «burocratici» i tempi per scrivere la convenzione, alla luce delle esigenze di liquidità del sistema. Alla Cassa si difendono spiegando che la convenzione ormai in dirittura d'arrivo ha un elevato livello di complessità perché riguarda non solo l'importo destinato ad arginare i ritardi nei pagamenti della Pa ma l'intero plafond (10 miliardi di cui 8 per investimenti e circolante) stanziato per le Pmi, in aggiunta all'importo del 2009 (altri 8 miliardi) interamente utilizzato. Il factoring dei crediti verso la Pa è un mercato in cui operano pochi istituti di credito. Ilprincipale è Biis del gruppo Intesa Sanpaolo che dal 2006 a oggi ha acquisito crediti verso la Pa per poco meno di 10 miliardi. Si tratta in massima parte di crediti sanitari (verso le Regioni) e commerciali (verso Province e Comuni). I 2 miliardi stanziati dalla Cdp sono una piccola boccata d'ossigeno per le Pmi, poco più di una goccia nel mare dei 70 miliardi di crediti commerciali , che diventano un centinaio aggiungendo quelli fiscali. «Le dimensioni del problema non cambiano» osserva Gianluca Garbi, ad di Banca Sistema, istituto di credito specializzato nella gestione dei crediti verso la Pa, controllato da tre Fondazioni (Banco di Sicilia, CR Pisa e CR Alessandria) nato nel 2011 dall'integrazione tra BancaSintesi ed SF Trust (gruppo Royal Bank of Scotland). «Ben venga qualsiasi fonte di finanziamento – afferma Garbi – perché la domanda da parte delle piccole e medie imprese c'è ed è elevata. Certo: dovremo prima vedere a quali tassi la Cdp offrirà questi due miliardi alle banche. Ma il punto fondamentale è rendere i crediti il più possibile bancabili, cioè riconosciuti e certificati. Bisogna individuare una gestione sistemica del problema per invertire il trend. L'efficienza della Pa nei pagamenti è fondamentale ma richiede tempi lunghi perché è un nodo strutturale». E invece in Italia i tempi di pagamento si allungano mentre nel resto d'Europa si riducono. Garbi propone il metodo delle "best practice": «Andiamo a vedere che sistema adotta il miglior pagatore, la Lombardia, e applichiamolo a tutti gli altri». Banca Sistema ha 320 milioni di impieghi di cui più di due terzi in questo segmento di mercato. «Per il 2012 puntiamo a raggiungere i 750 milioni di cui 500 nel factoring di crediti verso la Pa».
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