L’Antitrust contro 12 Ordini degli avvocati: hanno ostacolato un legale abilitato in Spagna

Come era prevedibile il nodo è venuto al pettine: l'Antistrust ha avviato un'istruttoria nei confronti degli Ordini di Chieti, Roma, Milano, Latina, Civitavecchia, Tivoli, Velletri, Tempio Pausania, Modena, Matera, Taranto e Sassari colpevoli di aver ostacolato l'ingresso nel mercato dei servizi legali da parte degli avvocati qualificati in un altro Stato membro dell’Unione. Viene contestata un'infrazione al diritto comunitario. Lo Stato in questione è la Spagna, un paese dove moltissimi giovani laureati italiani negli ultimi anni si sono trasferiti per acquisire l'abilitazione all'esercizio della professione forense che grazie al mercato unico possono poi esercitare anche in Italia. In Spagna, come spiega anche il provvedimento dell'Antistrust, non è necessario sostenere un esame per iscriversi all'albo degli avvocati. Occorre però ottenere l'omologazione della laurea conseguita in un altro paese sostenendo dieci esami in università spagnole. Fatto ciò, ci si può iscrivere al Colegio de Abogados.
Su questo blog abbiamo già scritto dell'argomento in occasione della manovra di luglio 2011 quando la proposta del governo Berlusconi di abolire gli ordini venne subito cancellata da un emendamento presentato e sostenuto dalla "lobby degli avvocati" molto numerosa in Parlamento, soprattutto sui banchi del Pdl. Allora le reazioni furono molto polemiche da parte dei lettori, sia a favore che contro l'ordine.
L’istruttoria dell'Antitrust è stata avviata in seguito a due segnalazioni, effettuate da un avvocato che aveva conseguito il titolo in Spagna e dall’Associazione Italiana Avvocati Stabiliti, che rappresenta i possessori di titolo di laurea in giurisprudenza e chi ha acquisito l’abilitazione alla professione di avvocato in ambito comunitario.
Secondo le due denunce – afferma una nota dell'Antitrust – gli Ordini segnalati hanno posto ostacoli all’iscrizione nella sezione speciale dell’albo dedicata agli "avvocati stabiliti", in violazione di una direttiva comunitaria recepita in Italia dal decreto legislativo n. 96 del 2001. Il decreto consente l’esercizio permanente in Italia della professione di avvocato ai cittadini degli Stati membri in possesso di un titolo corrispondente a quello di avvocato, conseguito nel paese di origine. Il professionista che voglia esercitare in Italia deve iscriversi alla sezione speciale, potendo così esercitare sia pur con alcune limitazioni. Unica condizione è che il professionista sia iscritto presso la competente organizzazione professionale dello Stato d’origine. Successivamente, dopo tre anni di esercizio regolare ed effettivo nel paese ospitante, l’avvocato può iscriversi all’albo degli avvocati ed esercitare la professione di avvocato senza alcuna limitazione.
I comportamenti degli Ordini, che potrebbero costituire intese restrittive della concorrenza con l'obiettivo di escludere dal mercato professionisti abilitati nel resto dell’Unione, sono peraltro anche sotto la lente della Commissione Europea, che l'Autorità intende affiancare con l'utilizzo dei propri poteri antitrust verso gli Ordini stessi.
Per approfondire ecco il provvedimento dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
  • amy |

    Come funziona la giustizia in Spagna?
    Meglio o peggio della nostra?
    Voglio dire, visto che ancora non hanno l’Esame di Stato, il loro sistema giudiziario e l’avvocatura sono meglio o peggio dei nostro?
    La differenza la fa l’Esame di Stato? o la laurea?

  • eva |

    il fatto è che in Spagna avvocati si diviene in quel modo, deciso dagli spagnoli e stop. Come può l’Italia sindacare, interferire, giudicare e insegnare ad un altro Stato – sicuramente migliore del nostro, il che è facile – come organizzare la professione forense??? Adesso, che questa nostra ridicola Italia, con i nostri ridicoli personaggini, si permetta di ingerirsi negli affari interni di un altro paese…… questo e niente altro ci resta da fare, guardare oltre confine per non vedere il nostro circo e tutti i nostri pagliacci. Compresi coloro che qui si ergono a illuminati del diritto: siamo ridicoli per il solo fatto di essere italioti.

  • eugenio |

    Che ben vengano le azioni dell’Antitrust per ripristinare la concorrenza e il mercato.
    I vari Cepu e società di preparazione all’esame esistono anche in Italia per avvocati e notai (e in merito all’esame 2010 del concorso pare si siano verificate anomalie nelle tracce).
    Per anni vi è stato “turismo per gli esami” nel meridione, quantomeno nella più vicina Spagna avranno appreso un’altra lingua e ordinamento.

  • marco |

    La domanda è: è giusto fare i furbi ed essere premiati? In alcuni casi, pochi, si tratta di gente che ha dovuto studiare all’estero, nella maggioranza, invece si tratta di raggiri all’esame, con tanto di istituti, tipo cepu, che ti risolvono il problema. Con tanto di agenzie che ti “sbrigano” le pratiche per tutta questa operazione. E’ possibile che in nome della concorrenza (teorica in questo caso) si possa difendere queste scelte lontani anni luce dal concetto di merito? Ai liberisti l’onere della coerenza, agli italiani la palma d’oro di popolo dei furbetti…

  • andrea |

    alfredo, siamo in Europa, il titolo ottenuto in Spagna equivale a quello italiano e deve consentire di esercitare in tutti gli stati membri. Altrimenti cosa significherebbe far parte dell’Unione Europea? Gli ordini hanno vita breve!!!!

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