L’agenda digitale europea (!) del neo commissario Oettinger

“Sono connesso tutti i giorni. Qualche volta inserisco i miei appuntamenti nel calendario del mio iPhone per avere la panoramica dell’agenda. Quando cerco un’informazione, la cerco in rete”. Indovinate chi ha pronunciato queste parole così cariche di visione del futuro? Non ci crederete, ma è stato Günther Oettinger, tra una settimana commissario europeo alla Società e all’economia digitale, in un’intervista al giornale bavarese Passauer Neue Presse una settimana fa. Parte malissimo, Oettinger, visto che dal primo novembre, dopo la fiducia ottenuta mercoledì a Strasburgo dall’intero esecutivo Juncker, il commissario tedesco sarà il responsabile dello sviluppo tecnologico e digitale dell’Unione europea per i prossimi cinque anni. Qualcuno, a Berlino o a Bruxelles, gli spieghi cosa si intende per “agenda digitale europea”.

Ma il suo repertorio in materia non è fatto solo di tali banalità. C’è anche qualche gaffe frutto, si spera, di disinformazione (tecnicamente: ignoranza) sull’argomento. “Se qualcuno è così tonto come qualche Vip – ha detto tra l’altro il commissario – che si fotografa nudo e poi pubblica le immagini online, di sicuro non può aspettarsi di essere tutelato. Voglio dire – ha spiegato per evitare equivoci – che solo fino a un certo punto puoi salvare la gente dalla propria stupidità”. Gli è stato fatto notare che, pur essendo tecnicamente “online”, le foto dei Vip sono state scattate  in privato e sono state poi rubate dai cloud account personali delle stesse celebrities.

Oettinger non è nuovo né della Commissione né delle gaffe. Durante il suo precedente incarico (responsabile dell’Energia) si era distinto per diverse “uscite” avventate in materie delicate come il nucleare.

E dire che per settimane  le accuse di inesperienza e di inconsistenza erano state mosse da mezza Europa (anche dalla Germania) a Federica Mogherini…

“Anche i tedeschi hanno il loro Razzi – è stato il commento di un amico – ma invece di mandarli in Corea del Nord li mandano a Bruxelles. Meglio così: una volta, i razzi, li mandavano su Londra…”