Come avevamo anticipato quasi un mese fa (non su questo blog perché non era ancora nato) i francesi di Lactalis, che in Italia hanno già tutti i marchi del gruppo Galbani, sono usciti allo scoperto e hanno annunciato di avere l'11,4% del capitale di Parmalat. Puntano a nominare il nuovo consiglio di amministrazione. Esattamente come i tre fondi Zenit, MacKenzie e Skagen che hanno il 15,3%. Lactalis ha la possibilità di salire al 14,28% e ha già detto di non voler comunque superare la soglia che la obbligherebbe all'opa (il 30%). In campo c'è anche Intesa Sanpaolo che con poco più del 2% potrà al massimo nominare qualche consigliere di minoranza.
A questo punto di aprono più scenari:
1) Lactalis e i fondi si mettono d'accordo (o lo erano già, come Il sole 24 ore ha scritto). Non è un caso che la somma delle due quote non superi il 30%. L'operazione si chiude e i francesi fanno subito ciò che avevano cercato di preparare sotto traccia nelle scorse settimane con l'intenzione di acquisire Parmalat tra un paio d'anni. Il nome dell'amministratore delegato ci sarebbe già ed è uno dei primi usciti sul Corriere della Sera (secondo i rumors è lo stesso che ha ceduto Galbani a Lactalis qualche anno fa)
2) I tre fondi, il cui obiettivo è comunque monetizzare al meglio l'investimento, trovano un accordo con Intesa (che ha circa il 20% di Granarolo) e vendono le loro quote alla banca italiana che arriverebbe così quasi al 18% obbligando Lactalis a ingaggiare un confronto (forse) troppo impegnativo. Mediobanca (accreditata di una partecipazione di poco inferiore al 2%) è spettatore interessato alla partita ed è stata sollecitata ad entrare in gioco. Bondi (candidato da Intesa) sarebbe presidente.
3) lo scenario meno probabile è che ognuno corra da solo. Intesa non avrebbe altra chance che nominare uno o due consiglieri. I fondi non hanno altro interesse che realizzare una lauta plusvalenza: che motivo avrebbero a non accordarsi con uno o l'altro degli altri due concorrenti? Tanto è vero che hanno fissato a 3 euro il prezzo delle azioni Parmalat che farebbe decadere il patto a tre siglato a gennaio.
Da qui all'assemblea, dunque, qualcosa ancora succederà.