L'inchiesta per insider trading nella vicenda Parmalat-Lactalis mi ha fatto tornare in mente una vicenda dell'ormai lontano '97, quando seguivo le privatizzazioni dell'universo Iri. La memoria era molto vaga, ma con l'aiuto di qualche amico ho ritrovato negli archivi più di un articolo interessante. Tra le varie partite c'era anche quella degli elenchi telefonici di Seat, le pagine gialle. Un business che faceva gola ai big della pubblicità. Nella partita entrò tra gli altri il gruppo Espresso di De Benedetti, ma anche alla Mondadori dell'acerrimo nemico Silvio Berlusconi che da poco era entrata nella stessa attività con le Pagine Utili. Mondadori edita anche il settimanale Panorama, concorrente dell'Espresso.
Siamo nel febbraio 1997 e nel bel mezzo della privatizzazione di Seat, proprio Panorama – con un'insistenza che anche oggi non appare disinteressata – pubblica diversi articoli in cui solleva il sospetto di imparzialità dell'advisor del Tesoro, Lehman Brothers, in virtù dei legami consolidati con De Benedetti. Uno scontro, quello tra Berlusconi e De Benedetti, che aveva radici lontane e su altri argomenti si riaccende di frequente anche oggi.
Ma in questa storia Panorama a febbraio del '97 tira fuori anche un'altra vicenda per così dire "minore" e che oggi è tornata d'attualità: due dei protagonisti dell'operazione Seat sono marito e moglie e lavorano su fronti diversi. Noi siamo andati a Un potenziale conflitto d'interessi che è a rischio di "pillow talk", quelle "chiacchiere sul cuscino" che nelle coppie ben affiatate sono cosa più che normale. I due erano Patrizia Micucci di Lehman (oggi responsabile coverage e investment banking di Societé Générale per l'Italia) e Fabio Canè, allora partner di Bain Cuneo e oggi capo dell'investment banking di Intesa SanPaolo, in pratica il numero due di Gaetano Micciché. Che Cané e Micucci siano affiatati lo si può dedurre dal fatto che a 14 anni di distanza siano ancora una coppia, cosa non scontata. Ma questo non prova nulla. Certo un pò più di prudenza da parte dei vertici delle due banche nell'affidare a due coniugi un dossier così caldo come Parmalat-Lactalis sarebbe stata lungimirante. E dire che a metà marzo qualche dubbio era venuto tra i palazzi di Piazza della Scala e via Monte di Pietà, come ho scritto su questo blog il 22 aprile e pubblicato ieri sul Sole. Ma evidentemente non è stato sufficiente a fare uno sforzo di trasparenza, nei confronti del mercato e soprattutto dei tanti piccoli azionisti Parmalat.