"Che ci importa dello spread?" può diventare il nuovo tormentone della campagna elettorale di Silvio Berlusconi, così come il "Meno tasse per tutti" di 15 anni fa. In quel caso lo slogan restò tale e lasciò sul campo solo disillusione. Oggi le conseguenze del ritorno al populismo potrebbero essere molto più gravi.
Quando stamattina ho sentito su Radio24 la registrazione delle parole dell'ex presidente del Consiglio sull spread ho pensato di aver capito male e sono andato a verificare sulle agenzie. Non ci potevo credere, ha detto proprio così.
Alle famiglie e alle imprese, oltre che alle banche e alle casse dello Stato lo spread interessa eccome. Se lo Stato è costretto a pagare maggiori interessi sul debito pubblico, questi inevitabilmente dovranno tradursi prima o poi in nuove tasse o in minori servizi. E se i titoli di Stato hanno rendimenti così alti, aumenterà anche il costo della raccolta delle banche italiane, come è già successo dal 2009 in avanti. E a loro volta le banche dovranno chiedere interessi più alti alle famiglie che vorrebbero un mutuo o alle imprese che vogliono realizzare investimenti. Un elemento di competitività che pesa non meno dell'articolo 18, visto che ogni giorno le nostre imprese si confrontano sui mercati internazionali con i concorrenti tedeschi che pagano il denaro un quarto di quanto costa in Italia.
Negli anni in cui Carlo Azeglio Ciampi fu a Palazzo Chigi lo spread tra Bund e BTp dava molte più preoccupazioni di oggi, anche perché non c'era il paracadute dell'euro e anzi l'Italia doveva rientrare nei parametri di Maastricht per non restarne fuori. Perciò l'ex governatore della Banca d'Italia volle nel suo studio un terminale di un'agenzia finanziara per monitorare in tempo reale gli scostamenti dello spread.
Berlusconi, che prese il posto di Ciampi a maggio del '94, dovrebbe aver trovato quel monitor. Se non per questo, almeno per la sua lunga esperienza di imprenditore Berlusconi sa benissimo quanto è importante lo spread. Ma "che ci importa" se questo argomento può diventare uno slogan da campagna elettorale per sedurre gli ingenui?
Ecco come lo spread si trasferisce sul costo dei prestiti per imprese e famiglie