Sarà complicato per la Commissione europea rispondere alle 134 domande che la commissione dell’Europarlamento di controllo sul budget (CoCoBu, in gergo) gli ha rivolto per iscritto sulla promozione-lampo di Martin Selmayr da capo di gabinetto di Jean-Claude Juncker a segretario generale della stessa Commissione. Sarà complicato senza non cadere in contraddizione e senza fornire nuovi elementi critici su una vicenda che ormai ha superato i confini dei palazzi bruxellesi e ha già creato un danno d’immagine pesantissimo per le istituzioni europee in un momento storico di euroscetticismo dilagante. Si va dalla richiesta di accesso agli atti, all’esame minuzioso della procedura seguita con la richiesta dettagliata di conoscere ciò che è accaduto nella ormai famosa riunione del collegio del 21 febbraio 2018. Gli europarlamentari chiedono anche un confronto con i casi precedenti. Un pacchetto di domande riguarda gli abusi di potere che potrebbero essere stati compiuti in tutta la vicenda, soprattutto da parte del presidente Juncker che, secondo ciò che lui stesso ha affermato, per due anni sarebbe stato l’unico a sapere dell’intenzione dell’ex segretario generale, Italianer, di dimettersi prima della scadenza del mandato della Commissione. Le domande mettono Juncker e l’intera Commissione in grande difficoltà. Ormai, come diceva ieri un diplomatico, il danno (non solo) d’immagine è fatto. Basterà a Juncker revocare la nomina di Selmayr per evitare che lo scontro porti alla caduta di tutto l’esecutivo?
Sarebbe interessante sapere chi, all’interno dei servizi della Commisisone, dovrà occuparsi delle risposte. Ma pochi dubitano del fatto che i testi debbano in un modo o nell’altro passare al vaglio del nuovo Segretario generale.
Le 134 domande alla Commissione sulla nomina-lampo di Selmayr