L’eurodeputato verde tedesco, Sven Giegold, relatore per la “trasparenza, l’integrità e la responsabilità delle istituzioni europee”, ha chiesto di rinviare il cosiddetto “discharge”, “discarico” o più semplicemente l’approvazione del bilancio della Commissione europea da aprile “fino a quando il caso-Selmayr non sarà risolto, probabilmente fino a ottobre prossimo”. Questa posizione ha trovato sostanzialmente concorde la conferenza dei presidenti dell’Europarlamento in vista dell’audizione fissata per le 17 di oggi, 12 marzo, a Strasburgo, del commissario Ue al bilancio e alle risorse umane, Günter Oettinger, sulla promozione lampo di Martin Selmayr da capo di gabinetto di Jean-Claude Juncker a segretario generale della Commissione, capo supremo degli oltre 30mila dipedenti dell’esecutivo europeo. Per salvare la forma e le apparenze, ma a quanto pare non la sostanza, a quel posto Selmayr è arrivato con un passaggio fulmineo per la posizione di vice segretatio generale, durato non più di 5 minuti, almeno a giudicare dai verbali della riunione del collegio del 21 febbraio e dalla mail di convocazione della conferenza stampa di Juncker. Il rinvio dell’approvazione del bilancio della Commissione da parte del Parlamento darebbe a quest’ultimo il tempo di “esaminare tutti i documenti utili per capire fino in fondo cosa è successo dietro quelle porte chiuse” ai piani alti del Berlaymont nelle settimane immediatamente prima del 21 febbraio.
La procedura di via libera al bilancio della Commissione (per l’anno 2016) entra nella fase conclusiva giusto tra una settimana e avrebbe dovuto chiudersi entro il mese di aprile.
Il blocco del bilancio da parte del Parlamento ha pochissimi precedenti, uno dei quali particolarmente preoccupante: era già accaduto nel 1998, con la commissione guidata da Jacques Santer, poi costretta a dimettersi travolta dalle accuse di corruzione e nepotismo, in particolare alla commissaria Edith Cresson.
Sven Giegold non mette in discussione le qualità di Selmayr né chiede (per ora) le sue dimissioni. Chiede chiarezza e trasparenza come tanti altri suoi colleghi. La mossa del Parlamento però mette Juncker e lo stesso Selmayr in una posizione molto scomoda. Il messaggio non lascia dubbi: o si torna indietro sulla nomina di Selmayr o è a rischio l’intero collegio che può essere sfiduciato in qualsiasi momento dal Parlamento. E’ una crisi politico-istituzionale gravissima, in una fase storica di estrema delicatezza per l’Unione europea. “I posti nelle istituzioni europee – afferma il parlamentare tedesco e portavoce dei Verdi a Strasburgo – devono essere assegnati alle persone migliori, non a quelle che hanno le migliori relazioni. Ciò non riguarda Selmayr, ma la procedura seguita per la sua promozione. Le assegnazioni con metodi cappa e spada sono sospette di nepotismo e rendono l’Europa vulnerabile agli argomenti dei populisti”.
La guerra di potere all’ombra di Juncker che scuote i palazzi europei