Via libera della Commissione Ue al programma operativo regionale della Campania per il 2014-2020, ultimo programma regionale ad essere adottato in Europa. Il piano vale oltre 4 miliardi, di questi più di tre arrivano dal Fondo per lo sviluppo regionale (Fesr). Il por Campania, presentato per ultimo alla fine dello scorso anno, ha subito ulteriori pesanti ritardi per l’avvicendamento ai vertici della regione Campania, con la sconfitta di Caldoro e l’arrivo di De Luca. A ciò si sono aggiunte le incertezze per l’elezione di De Luca. Ciò ha privato per mesi la Commissione degli interlocutori regionali per la definizione del Programma che a ottobre scorso era “sostanzialmente da riscrivere”.
Approvato il por, ora possono partire i bandi regionali per l’assegnazione dei fondi. Ma sarà davvero arduo recuperare quasi due anni di ritardo nell’utilizzo delle risorse ingenti attribuite alla Campania per il settennato 2014-2020. Il rischio è non riuscire ad utilizzarle tutte e incorrere nel “disimpegno automatico”. Rischio che incombe già su alcune regioni del Sud, Campania compresa, per i fondi 2007-2013.
I fondi europei assegnati alla Campana saranno investiti, insieme alla quota di cofinanziamento nazionale, “per ricerca e innovazione, servizi digitali, pmi ed efficienza energetica, con l’obiettivo di creare crescita e occupazione incentivando innovazione e competitività e migliorando il sistema regionale di ricerca e sviluppo, in linea con gli obiettivi della strategia Europa 2020”. La notizia del via libera al por Campania, anticipata oggi dall’Ansa, sarà ufficializzata domani dalla commissaria Corina Cretu.
In ogni caso, la Campania, così come tutte le altre regioni italiane, in particolare quelle del Mezzogiorno, farebbero bene ad adottare politiche e strategie efficaci per utilizzare al meglio e in tempo tutte le risorse europee. E’ già è iniziato, infatti, il dibattito per ridurre i fondi destinati alle politiche regionali, cioè ai fondi strutturali, che oggi ammontano a oltre un terzo dell’intero bilancio dell’Unione. Il futuro dei fondi europei così come li abbiamo conosciuti finora è a rischio. Soprattutto per chi non sa spendere bene queste (abbondanti) risorse.