Distratta dalle risorse della vecchia programmazione ancora da spendere e a rischio disimpegno e dai ritardi accumulati in avvio del periodo 2014-2020, l’Italia si sta perdendo il dibattito, già iniziato, per modificare «in modo sostanziale» il bilancio europeo. L’ultima a chiederlo in ordine di tempo è stata la Corte dei conti Ue, sollecitando chiarezza soprattutto sui risultati raggiunti. Le politiche regionali e le risorse a esse destinate nel bilancio potrebbero essere le vittime principali di questa riforma che ha visto il suo momento iniziale di confronto a Bruxelles nella prima conferenza annuale sul bilancio (nessun italiano tra i relatori) condotta da una lucidissima Kristalina Georgieva (vicepresidente della Commissione e responsabile del bilancio) e intitolata non a caso «Budget Ue focalizzato sui risultati». Sotto la pressione di nuove e in qualche caso imprevedibili esigenze, le principali voci attuali di spesa rischiano di essere nettamente ridimensionate. Messaggio, questo, che è arrivato dai vertici della Commissione, ma anche da alcuni ministri non del tutto marginali
negli equilibri europei, come il tedesco Wolfgang Schäuble, esplicito nel chiedere che «i soldi europei siano spesi per raggiungere obiettivi europei», al contrario di quanto è avvenuto finora con il budget dell’Unione modellato dai compromessi politici frutto di ragioni storiche e in difesa di interessi nazionali.