Il post precedente sul voto degli italiani all'estero in cui ospitavo l'intervento di Gino Chiellino ha registrato una notevole quantità di commenti. Opinioni tra loro divergenti, alcune molto polemiche con le posizioni espresse nel post, ma tutte (quasi) molto corrette, nonostante l'argomento sia di quelli che divide. Abbiamo ricevuto due lunghe lettere, una del senatore Aldo Di Biagio e una del sottosegretario Mario Giro.
Qui sotto la risposta di Gino Chiellino.
——————————————-
Onorevole Senatore Aldo Di Biagio e Onorevole Sottosegretario Mario Giro,
ringrazio il senatore e il sottosegretario e tutti gli altri intervenuti per l’attenzione concessa alle mie riflessioni sull’inutilità del voto degli italiani all’estero. Il voto degli italiani all’estero così come è praticato attualmente è un derivato dal diritto/dovere garantito dalla costituzione a ogni cittadino italiano, quindi pagare o no le tasse in Italia non c’entra nulla con il diritto/dovere in se. La conflittualità e la sua inutilità deriva da come esso viene garantito e dal significato che gli è stato accorpato. La creazione della circoscrizione Estero ovvero la definizione di 12 deputati e 6 senatori come rappresentanti degli italiani all’estero suggerisce l’idea di un appropriazione indebita ed esclusiva di rappresentanti del popolo italiano da parte degli italiani fuori dall’Italia, senza che quest’ultimi contribuiscano ai costi della politica. Dato obiettivo perché i costi della politica sono a carico degli italiani metropolitani che pagano imposte dirette e indirette, che non hanno nulla a che fare con le imposte comunali pagate da quella parte minima di emigrati italiani che hanno immobili o interessi sul territorio metropolitano o che in qualche modo contribuiscono con rimesse varie. Il voto degli italiani all’estero è stato trasformato in una specie di cordone ombelicale che dovrebbe garantire o rinsaldare l’appartenenza degli emigrati italiani alla madre patria, che a sua volta vedrebbe in loro “gli ambasciatori della cultura italiani nel mondo” e più terra terra dei “promotori del Made in Italy”. Così facendo si strumentalizza un diritto/dovere e lo si priva della sua funzione primaria. Che il voto degli italiani all’estero cade nel vuoto è un dato di fatto documentato solo in parte dalla bassa partecipazione. In realtà cade nel vuoto perché il voto non è una delega in bianco per la durata della legislatura, ma è un incarico a un rappresentante del popolo italiano di cui egli deve dare conto continuamente a chi gliel’ha dato. Ciò è assolutamente impossibile per la dispersione territoriale degli elettori e per le disponibilità contenute degli eletti. La rete come fonte di comunicazione tra elettori ed eletti è un argomento a favore del voto degli italiani all’estero, ma lo sarebbe anche per il voto per lettera degli italiani all’estero. La mia proposta è quella di riportare il voto degli italiani all’estero alla funzione garantita dalla costituzione facendo votare per lettera i candidati delle circoscrizioni di provenienza, anche per fare rientrare conflitti o disagi inutili tra italiani metropolitani ed italiani che vivono fuori dall’Italia. Se poi si vuole riflettere sul risanamento dei rapporti tra gli italiani metropolitani e degli italiani che vivono fuori dall’Italia non lo si può fare accogliendo nel centro le periferie, ma bisogna inventarsi qualcosa di nuovo. Cordialmente in un interesse comune
Gino Chiellino