Un decreto ministeriale entro fine mese per trasformare il "carbonverde" in combustibile utilizzabile nei forni delle cementerie e nelle centrali elettriche. Lo ha promesso il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini. In pratica, i rifiuti solidi urbani, una volta separata la raccolta differenziata, vengono trattati con un procedimento industriale che li trasforma in CSS (combustibili solidi secondari, diversi dal semplice CDR) con un alto contenuto potere calorico.
Il processo è stato messo a punto dal gruppo Buzzi-Unicem (quotato a Milano) che l'ha sperimentato per due anni insieme al consorzio Alba-Bra (Cuneo) e ora è stato fatto proprio dall'associazione dei produttori di cemento. In passato sul Sole 24 Ore e su questo blog ci siamo occupati più volte degli sviluppi di questa innovazione che, secondo uno studio di Nomisma Energia presentato giovedì 12 aprile a Roma ha tre vantaggi fondamentali: vengono annullati i costi di conferimento in discarica dei rifiuti non differenziabili; viene valorizzato in contenuto calorico presente nei rifiuti con processi di recupero energetico; si riducono le emissioni complessive di Co2.
Chi volesse approfondire può leggere lo studio di Nomisma energia "Potenzialità e benefici dall'uso dei combustibili solidi secondari nell'industria" in versione integrale.
Il decreto annunciato dal ministro, facendo <<uscire i rifiuti dal ciclo dei rifiuti per farli entrare nel ciclo industriale>>, dovrebbe eliminare alcuni vincoli legislativi che oggi, per esempio, impediscono il trasporto dei rifiuti da una regione all'altra o oltre un raggio di 70 km e dunque ne impediscono l'uso come combustibile nelle cementerie o nelle centrali che non siano in prossimità dell'area di raccolta. In pratica, esagerando un po', la spazzatura cessa di essere un problema e diventa un prodotto, un bene che ha un suo valore. Tanto è vero che ad Alba il gruppo Buzzi ha deciso di pagare almeno i costi di trasporto del CSS.
Inoltre, come ha sottolineato Clini, la soluzione "industriale" del ciclo dei rifiuti sottrare un fonte di affari alla malavita organizzata.
Secondo Nomisma Energia, tenuto conto che un sacchetto medio di immondizia ha il potere energetico di oltre un quarto di litro di benzina, ogni anno finiscono in discarica rifiuti con un potere calorico pari a 3,7 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio, per un valore di 2,5 miliardi di euro ai prezzi attuali. Bruciarli in impianti industriali potrebbe portare ad un risparmio di 140 euro per ogni contribuente sulla bolletta energetica, sarebbero emesse 7,9 tonnellate di co2 in meno e si creerebbero 10.700 posti di lavoro. Campania, Sicilia e Calabria che potrebbero ottenere i maggiori benefici da questa soluzione.
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