La Borsa ci riprova. Questa volta alleata sia con le banche che con la Confindustria per promuovere il progetto Elite. L'obiettivo è avvicinare le piccole e medie imprese al mercato dei capitali. Non necessariamente alla quotazione, alla quale tantissimi piccoli imprenditori guardano ancora con terrore, preoccupati di perdere il controllo dell'azienda di famiglia.
La prova è nei magri risultati ottenuti dai due segmenti di Borsa dedicati alle Pmi, il Mac e l'Aim, che contano in tutto 24 aziende quotate e dal primo marzo saranno accorpati. Elite vuole essere soprattutto uno strumento di cambiamento culturale prima che di crescita. Ma l'esperienza passata ha insegnato che perché un mercato dei capitali funzioni servono necessari operatori finanziari specializzati su quel mercato. Per ora questa componente è quasi del tutto assente in Italia, a differenza di altri mercati come quello britannico e quello francese.
Sarà necessario, quindi, lavorare per far nascere nuovi soggetti, magari mobilitando una quota minuscola delle imponenti risorse gestite da fondi pensione e casse di previdenza per investirla nelle Pmi. Basterebbe anche solo lo 0,5% del patrimonio di fondi e casse previdenziali per dare alle Pmi diverse centinaia di milioni di euro da destinare allo sviluppo.
Sarebbe un altro tassello importante per dare carburante alla crescita del Paese, senza arrivare ai livelli di investimento dei grandi fondi pensione americani, quelli dei dipendenti pubblici, che nel 2011 hanno investito 220 milairdi in fondi di private equity contro i 50 dell'anno prima, portando la percentuale sugli asset totali dall'8,3 all'11 per cento. Dieci anni or sono, stando alla Wilshire Trust Universe Comparison Service, rappresentavano il 3 per cento.