Il decreto approvato ieri dal consiglio dei ministri per proteggere le società italiane dalle scalate straniere dà solo un paio di mesi di tempo in più per cercare di costituire la cordata italiana e far fuori i francesi di Lactalis dal capitale di Parmalat.
Sorvolando sulle facili ironie sullo "shopping giuridico canadese" del ministro Tremonti, a questo punto l'unica soluzione davvero efficace sarebbe il lancio di un'opa sul 100% di Parmalat. Qualche studio legale ci sta lavorando, con banche e consulenti. Ma se non sono stati trovati finora i soggetti industriali e finanziari disposti a mettersi in gioco quando bastavano 700-800 milioni di euro per mettere al sicuro Parmalat, è ragionevole pensare che questo possa accadere oggi quando il costo dell'opa rischia di arrivare a 5 miliardi di euro? E' difficile immaginare i Ferrero impegnati in una operazione del genere, dopo che per settimane hanno detto 'no' alle proposte che venivano loro presentate.
Non solo. Dopo un impegno finanziario così ingente, c'è il rischio che gli acquirenti italiani si lascino tentare dal tesoretto di 1,4 miliardi che Parmalat ha in tasca. Risorse che dovrebbero (o meglio, avrebbero dovuto) essere utilizzate per lo sviluppo della società e non per finanziarne la scalata. E gli esempi, illustri, non mancano.