Il cda di Parmalat, quindi Enrico Bondi, potrà rinviare l'assemblea a giugno. E' questo per ora l'unico strumento previsto dal decreto antiscalate approvato stamattina dal Consiglio dei ministri per respingere l'assalto dei francesi sull'azienda di Collecchio. Non una soluzione definitiva, ma un modo per prendere tempo e cercare di convincere imprenditori e capitali italiani a investire nella difesa di una grande azienda nazionale. Altre misure potranno essere aggiunte al decreto come emendamenti.
C'è da chiedersi se due mesi siano sufficienti per fare ciò che non è stato possibile fare da gennaio a oggi. Per evitare che Parmalat finisca nelle mani dei francesi servono imprenditori italiani che investano risorse e, perché no, anche qualche banca. I nomi ci sono ma finora non hanno risposto con convinzione all'appello. L'impressione è che non sia una questione di tempi ma di volontà.
Sul piano industriale, le sinergie con Ferrero sono notevoli, non solo nel settore del latte ma anche in quello delle bevande. Ferrero riesce a vendere il tè freddo anche d'inverno. Con i succhi Santal di Parmalat raggiungerebbe una massa critica invidiabile.
Tremonti non aveva molte carte a disposizione, considerato che "i buoi erano già scappati" e che doveva muoversi tra i paletti del mercato unico europeo. Insomma, non poteva fare un decreto ad aziendam.
Infine è triste constatare che mentre si fa un gran parlare di crescita dimensionale delle aziende per affrontare la competizione globale, le poche grandi che sono rimaste sono facile preda degli stranieri.