Fondi europei: saranno ancora strumento di sviluppo locale o diventeranno il bancomat delle riforme Ue?

Nei giorni scorsi a Bruxelles al Comitato delle regioni si è svolta la conferenza finale sul futuro delle politiche di coesione dell’Unione europea. Le Politiche di coesione assorbono un terzo abbondante del bilancio dell’Unione. In discussione c’è la riduzione delle risorse destinate alle regioni meno sviluppate dei 28 paesi dell’Unione, risorse che arrivano con i cosiddetti fondi strutturali e di cui l’Italia è il secondo paese beneficiario dopo la Polonia. Nell’impossibilità politica di aumentare le risorse a disposizione dell’Ue, occorre trovare i soldi per far fronte alle nuove esigenze. Nicola De Michelis, capo di gabinetto della commissaria alle Politiche regionali, Corina Crețu, ha illustrato con una sintesi molto efficace, i termini della questione. Qui è possibile rivedere la registrazione dell’intera giornata di lavori. Qui sotto la trascrizione dell’intervento di De Michelis.

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La discussione sul futuro del budget dell’Unione europea e della Politica di coesione è già incominciato e accelererà nei prossimi mesi. Il dibattito non sarà facile. Forse sarà il più difficile che abbiamo mai avuto sul bilancio e sui fondi strutturali.

Ci sono due ragioni perché questo avviene. La prima è legata ai recenti eventi hanno cambiato drammaticamente i parametri di riferimento del dibattito, dagli attentati terroristici alle migrazioni. Quello che sta avvenendo dimostra che il bilancio dell’Unione europea non è in grado di rispondere alle sfide che abbiamo davanti.

Il secondo elemento che complica il dibattito è l’evoluzione dell’Unione economica e monetaria che diventa sempre più stretta. Questo può avere un impatto sul bilancio e sulla Politica di coesione.

La Politica di coesione ha una cattiva reputazione: non è in grado di rispondere alle nuove sfide che l’Unione ha di fronte. La Commissione, dunque, ritiene che sia necessario un profondo ripensamento. Si tratta di una politica basata sugli stessi elementi da 20 anni, la sovrastruttura non è cambiata. Ma se le comunità locali credono all’importanza della Politica di coesione, alla necessità di armonizzare le priorità dell’Unione con i bisogni dei territori, queste comunità devono essere molto innovative e resistere alla tentazione di voler mantenere lo status quo. Altrimenti c’è il rischio che la loro voce diventi sempre più irrilevante e altre voci, altre priorità, altre “costituency” realizzino la riforma della Politica di coesione con un risultato molto diverso da quello che molti di noi, in questa sala, immaginiamo.

Quattro sono le i grandi temi di cui occorre discutere e su cui dobbiamo dare risposte perché questo è ciò che viene chiesto al bilancio europeo e alla Politica di coesione.

  • Il primo tema è la flessibilità. È dimostrato che il budget non è flessibile per rispondere alle nuove sfide e alle nuove priorità, così come è dimostrato che la Politica di coesione è incapace di rispondere a queste esigenze. Le alternative sono due: o siamo capaci di creare la flessibilità all’interno del funzionamento della Politica di coesione, scambiando un po’ di “previdibilità” con la capacità di reagire ad eventi imprevisti oppure la flessibilità sarà costruita fuori dalla Politica di coesione e a spese del budget della Politica di coesione.
  • Il secondo tema al centro della discussione è il collegamento con la governance economica complessiva dell’Unione. Se ne è già è già parlato durante la preparazione della programmazione 2014-2020, ma questo ormai è un dibattito del passato. Ora questo legame è qui, c’è e non è comprensibile che una politica che mobilita investimenti per 400 miliardi di euro sia scollegata dalla governance economica dell’Ue, dal semestre europeo e da tutto ciò che avviene in questo contesto. Dobbiamo impegnarci in modo proattivo in questo dibattito per essere sicuri che qualsiasi collegamento venga creato abbia senso e impedisca che la Politica di coesione diventi un semplice bancomat per “comprare” le riforme strutturali. Stare fuori da queste riforme non aiuta. Quindi impegniamoci, accettiamo che il collegamento ci sia e che abbia senso.

 

  • La performance è la terza dimensione del dibattito. La Politica di coesione è l’unica politica che dà una vera attenzione alla questione dei risultati raggiunti. Non c’è nessun’altra politica Ue che faccia altrettanto. Ma questo significa anche che dobbiamo considerare molto seriamente gli strumenti dell’attuale periodo di programmazione per misurare i risultati, il cosiddetto orientamento ai risultati. Non è burocrazia, come ho sentito dire in giro. Dobbiamo essere in grado di provare che gli investimenti pubblici possono essere rendicontabili, trasparenti. Ma molto dipenderà da come la Politica di coesione sarà attuata in questo periodo. Occorre dimostrare che le risorse pubbliche sono spese bene.
  • Semplificazione è l’ultimo punto del dibattito. La vera semplificazione, per me, è dimenticare per un attimo il modo in cui la Politica di coesione ha operato finora e cominciare a pensare come può funzionare in un mondo diverso, un mondo in cui non sia necessario scrivere pagine, pagine e pagine di regole europee che si sovrappongono alle regole nazionali e che a loro volta si sovrappongono alle regole regionali per creare, alla fine, un sistema che sta implodendo su se stesso. Ma questo richiede una riflessione molto seria sulla responsabilità di bilancio della Commissione che deve sempre e comunque rispondere alle autorità di controllo e deve sempre rispondere dell’attuazione del bilancio stesso. Questo richiede una discussione politica approfondita tra le istituzioni per capire quanto avanti vogliamo andare su questa strada. In un mondo ideale la Commissione si confronta con gli Stati membri e con le regioni su quali obiettivi insieme vogliamo raggiungere, senza bisogno di controllare ogni biglietto ferroviario. Ma poi la mia commissaria deve poter essere tranquilla nel rispondere davanti alla Corte dei conti di ogni singolo biglietto ferroviario e dimostrare che quel giustificativo esiste ed è lì dove dev’essere.

 

Perciò il mio invito alle regioni e alle comunità locali è questo: impegnatevi nel dibattito e siate innovativi, molto innovativi. 

(trascrizione dell’intervento di Nicola De Michelis alla Conferenza finale sul futuro delle Politiche di coesione – Bruxelles, 3 marzo 2016)