Amore e impresa. Storie di distretti, persone d’altri tempi

Andando in giro per distretti si scoprono storie meravigliose. Come quella della Manifattura Guarnizioni Colombo di Sarnico, in provincia di Bergamo, sul lago d’Iseo, che ho raccontato sul Sole 24 Ore. 300 aziende di tutte le dimensioni che fatturano quasi 700 milioni di euro ed esportano più del 50% della produzione. Un distretto tra i più solidi che abbiamo in Italia e uno dei primi tre-quattro cluster al mondo nella produzione di guarnizioni in gomma, in teflon e in materiali compositi praticamente per tutti i settori industriali.

Ciò che ho trovato affascinante è il modo in cui è nato il distretto: da una storia d’amore tra un uomo – un imprenditore – e una donna, la “dama del lago” come la ricordano da queste parti con un misto di discrezione, pudore e rispetto.

Tutto nasce 90 anni fa, quando un industriale milanese, Rinaldo Colombo, che già da undici anni produce guarnizioni, inspiegabilmente decide di aprire uno stabilimento a Sarnico, piccolo villaggio di pescatori sul lago d’Iseo, con qualche attività tessile sofferente per la concorrenza delle valli bresciane e bergamasche. Perché scegliere un posto periferico, isolato, difficile da raggiungere da Milano e con una risorsa naturale, l’acqua, che non serve per produrre guarnizioni?

Sulle rive dell’Iseo si racconta sottovoce che a spingere l’imprenditore a muovere verso Sarnico sia stata la passione per Maria Maddalena Archetti, “giovane iseana di ricchissima famiglia”. Ma perché una storia d’amore è così inconfessabile?

La signora Maria Maddalena è sposata con Giovan Battista Paroletti, nato ad Iseo ma residente a Milano. Nel 1921, un anno prima dell’apertura dello stabilimento di Sarnico, Paroletti diventa socio di Colombo. Evidentemente tra Rinaldo (che ha alle spalle un breve matrimonio con la figlia del suo precedente socio tedesco, Feodor Burgmann) e  la signora Paroletti accade qualcosa. Molto più di un’avventura.

Nasce un legame che nell’Italia di allora e per persone di quello status sociale non può essere esposto alla luce del sole. Per Rinaldo però è troppo forte. Perciò decide di aprire lo stabilimento a Sarnico e di prendere casa a Predore, una manciata di chilometri più a nord, sulla sponda ovest del lago, proprio di fronte a Iseo, vicino al porto. La casa ha un terrazzo dal quale Rinaldo può ammirare l’abitato di Iseo, dove Maria Maddalena continuava a vivere con i figli. Tra questi Giuseppe, classe 1921, che – si dice – somiglia molto a Rinaldo. 

A questo punto ognuno può immaginare il resto della storia seguendo la propria indole e la propria fantasia. A me piace pensare che Rinaldo Colombo abbia seguito il battito del cuore quando si è trasferito a Sarnico, ma restando discretamente a distanza dall’amata, forse per non turbarne troppo la vita familiare. Del resto qui poco importa l’aspetto personale della vicenda.

Interessa piuttosto mettere in luce per quali imponderabili strade a volte si genera lo sviluppo economico.

Ciò che è noto ufficialmente è che nel 1940 Paroletti muore dopo un intervento chirurgico, Colombo liquida la vedova e i quattro figli (Teresina, Giuseppe, Sergio ed Erminia) e dopo qualche anno prende a lavorare in azienda Giuseppe e Sergio Paroletti. Il primo intanto si è laureato ed è diventato ingegnere.

Con la guerra, che distrugge gli altri siti produttivi dell’azienda a Milano e dintorni e lascia intatto solo quello di Sarnico, la decisione del ’22 di avviare la produzione sul lago d’Iseo si rivelerà inaspettatamente determinante non solo per la Colombo, ma per l’intero territorio del futuro distretto della gomma.

Nel 1982, a novantaquattro anni, Rinaldo Colombo (che a Sarnico è ricordato come “un filantropo di eccezionale generosità”) si spegne “serenamente nell’amata dimora di Predore”. Non risulta sposato in Italia, si legge nel volume del centenario dell’azienda, non ha figli né eredi diretti. Lascia in beneficenza parte del suo patrimonio e il resto a Giuseppe e Sergio Paroletti, figli di Maria Maddalena, compresa l’azienda di Sarnico che dagli anni Cinquanta in poi, per uno processo di gemmazione spontaneo alimentato dal boom economico, darà vita al distretto della gomma e della plastica del Sebino con i numeri che ricordavo all’inizio.

Storie d’altri tempi? Forse.

Per la cronaca, dopo anni di difficoltà in cui l’azienda diventa sempre più piccola, nel ’94 la Colombo viene rilevata per 10 miliardi di lire dai fratelli Sergio e Bruno Gervasoni, commercialisti, che l’hanno rilanciata e la stanno facendo crescere anche a colpi di acquisizioni, con investimenti che hanno raggiunto ormai i 20 milioni di euro.